sabato 13 dicembre 2008
I socialisti hanno presentato un progetto di riforma della libertà di culto che, secondo l'opposizione, riduce la religione ad associazionismo civile, tale da equiparare le grandi credenze ai movimenti esoterici.
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Più immigrati, più musulmani, ma anche più fedeli di altre confessioni. La Spagna è cambiata dal 1980 ad oggi: bisogna «introdurre il pluralismo religioso». La vicepresidente del governo spagnolo, Maria Teresa Fernández de la Vega, giustifica così la necessità di creare un “Osservatorio sulla pluralità religiosa” e di realizzare uno «studio completo sulla gestione pubblica della diversità religiosa in ambito locale, autonomico e statale». Sono i punti chiave della futura riforma della Legge sulla libertà religiosa, che risale al 1980. Il progetto è stato inserito all’interno del nuovo “Piano dei diritti umani”, approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Nel pacchetto di 172 misure – per lottare contro il traffico di esseri umani, contro la pena di morte o la tortura, e garantire maggiori diritti agli stranieri e ai minorenni detenuti in Spagna – spunta fuori anche il progetto di modificare la Legge sulla libertà religiosa. Una vecchia idea dei socialisti spagnoli che il premier José Luis Rodriguez Zapatero aveva annunciato da tempo. La numero due del governo assicura che questa riforma è necessaria: non va «contro nessuno» – dice De la Vega – e l’unico obiettivo è garantire il pluralismo religioso nell’ambito pubblico, negli ospedali, nelle scuole o nelle prigioni. Un diritto fondamentale, nessuno lo dubita. Ma l’opposizione di centrodestra e una parte della stampa spagnola temono che dietro all’iniziativa ci sia in realtà una nuova forzatura laicista del governo Zapatero.Secondo Federico Trillo – deputato del Partito popolare – l’esecutivo sta cercando di «ridurre la religione ad un tema associativo civile, per equiparare le confessioni religiose con i movimenti esoterici». Troppo interventismo, denuncia: «Non vogliamo che nessuno osservi le pratiche religiose degli spagnoli». «Dietro al velo del pluralismo – rincara la dose – ci sarebbe la dissoluzione del fatto religioso». Per il parlamentare del Pp, in nome della laicità, il governo vorrebbe addirittura «sottomettere la Conferenza episcopale», con la quale ha mantenuto difficili rapporti negli ultimi anni, dopo riforme radicali come il matrimonio omosessuale o la ricerca con gli embrioni.Anche per il quotidiano Abc (vicino al centrodestra), dietro alla riforma c’è «una crociata laicista» del governo. L’equiparazione della religione cattolica alla musulmana in ambienti pubblici – dice il giornale – comporterebbe l’eliminazione dei simboli religiosi cristiani. Poche settimane fa, a Valladolid, la sentenza di un giudice che ha obbligato una scuola pubblica a togliere il crocifisso dalle aule ha riacceso il dibattito. La bozza della riforma della Legge sulla libertà religiosa sarà presentata a metà del 2009. Nel frattempo il governo si prepara a modificare anche la norma sull’aborto: potrebbe essere completamente liberalizzato entro le prime 12 o 14 settimane di gestazione.
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