martedì 10 maggio 2016
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PARIGI Fermare ad ogni costo i massacri che continuano a dilaniare Aleppo, dando così finalmente un senso concreto alla tregua molto teorica giunta a scadenza. Di fronte ad una situazione drammatica che rischia di sfuggire ad ogni controllo, la diplomazia si è data ieri appuntamento a Parigi, per un pomeriggio d’incontri informali che hanno coinvolto anche il segretario di Stato americano John Kerry e per l’Italia il ministro Paolo Gentiloni, accanto ai loro omologhi di Germania, Turchia, Arabia Saudita ed Emirati Arabi. C’era pure Riyad Hijab, il rappresentante dell’opposizione moderata siriana, oltre ad emissari di Regno Unito e Giordania. Rimasta nella morsa degli scontri fra forze governative e fazioni di stampo islamista, la metropoli siriana settentrionale è stata dissanguata da oltre 90 raid in appena ventiquattr’ore, con effetti che si accumulano su una popolazione martoriata che ha pianto al- meno 285 morti nelle ultime due settimane, fra cui decine di donne e bambini. La tregua rappresenta «una cosa piccola, fragile, ma molto importante per milioni di persone, e va protetta, preservata e rafforzata», ha dichiarato Federica Mogherini pure lei a Parigi. Occorre «cercare di far partire il processo di transizione politica», imponendo sforzi diplomatici accresciuti per «tenerlo in vita» e prestando man forte alla mediazione dell’Onu pilotata dall’inviato speciale Staffan de Mistura. Parigi ha accolto tutti i principali sostegni regionali opposti al regime di Bashar al Assad. Ma anche Mosca, esclusa dalla riunione, ha sostenuto in giornata la necessità di frenare le violenze. Nelle stesse ore una telefonata fra il segretario di Stato John Kerry e il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov è sfociata in un comunicato congiunto in cui Washington e Mosca si dicono determinate a «raddoppiare » gli sforzi in vista di una tregua capace d’innescare una soluzione politica conforme alla risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Ciò implica pure una definizione delle aree sotto il controllo jihadista, considerando «i modi per affrontare con decisione la minaccia» terroristica. A nome del “gruppo di Parigi”, il ministro degli Esteri francese Jean-Marc Ayrault, ha considerato «positiva» la dichiarazione americano-russa, sottolineando «l’obiettivo comune» che il testo venga applicato e rispettato da tutte le parti «il più presto possibile». Evocando il 'momento critico' attraversato dalla crisi siriana, Ayrault ha aggiunto che i negoziati infra-siriani di Ginevra devono riprendere «al più presto», proprio secondo lo schema della risoluzione Onu e alla luce del rapporto presentato il 27 aprile da Staffan de Mistura. Il ministro Gentiloni ha sottolineato che i partecipanti hanno chiesto alle forze moderate siriane rappresentate da Hijab di «non mischiare la loro posizione con quella di al-Nusra», dato che ciò offre pretesti al regime per colpire tutti. Il ministro ha pure evidenziato la convergenza emersa con Hijab, definito anche da Federica Mogherini come un «interlocutore riconosciuto da tutti». © RIPRODUZIONE RISERVATA In fuga fra le macerie di Aleppo (Reuters)
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