domenica 18 settembre 2011
​Stando agli ultimi dati delle Nazioni Unite, ben 180 bimbi su mille muoiono nel Paese prima di raggiungere i cinque anni. Per gli esperti, con l’aggravarsi della terribile siccità e il diffondersi delle epidemie la situazione è destinata a peggiorare La diffusione delle vaccinazioni non raggiunge il 30 per cento.
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In nessun posto al mondo come in Somalia un bambino rischia di morire prima di aver raggiunto i cinque anni. Terra devastata da ormai vent’anni da scontri e violenze di ogni tipo, il Paese del Corno d’Africa ha raggiunto il triste primato negli ultimi mesi – stando agli ultimi dati contenuti in un rapporto dell’Unicef e dell’Organizzazione mondiale della sanità – soprattutto a causa della devastante carestia che sta sconvolgendo la regione. Il tutto, peraltro, mentre il mondo va in controtendenza, considerando che dai 12 milioni di bambini morti nel 1990 si è passati, lo scorso anno, a 7,6 milioni. I numeri mostrano che nonostante l’impegno delle organizzazioni non governative, della Caritas e gli aiuti giunti nel Paese africano, in Somalia muoiono ormai entro il quinto anno di vita ben 180 bambini su mille e il dato, a causa di siccità ed epidemie crescenti, è destinato a peggiorare ulteriormente. Da un comunicato diffuso ieri dalle Nazioni Unite, si apprende infatti che meno di un terzo dei bambini somali di un anno d’età è stato vaccinato contro malattie mortali e che oltre il 70 per cento della popolazione non ha accesso ad acqua pulita. L’Onu ha dichiarato nelle scorse settimane l’emergenza carestia in sei zone del centro e del sud della Somalia. Nel Paese sono inoltre in aumento casi di morbillo, polmonite e diarrea, che potrebbero raggiungere un picco durante la stagione delle piogge a ottobre. Solo a Mogadiscio, dove anche a causa della carestia i rifugiati interni hanno superato quota 100mila, si registrano in media 56 morti al giorno. Più di un terzo dei decessi (non meno di 20 al giorno) sono bambini al di sotto dei cinque anni. Questo vuol dire che, solo nella capitale, nei mesi di luglio e agosto sono morti almeno 1.200 bambini su un totale di oltre 3.300 decessi. Percentuali analoghe si registrano in altre zone, dove però gli sfollati sono centinaia di migliaia. Mercoledì scorso molti profughi hanno inscenato una manifestazione di protesta nella capitale, lamentando la mancanza di aiuti e denunciando la vasta corruzione che si cela proprio dietro la distribuzione delle scorte alimentari. Per tamponare l’emergenza, l’Unicef sta lanciando un programma che prevede la distruzione alle persone affette dalla carestia di voucher alimentari e aiuti in denaro Secondo l’organizzazione, sono 336mila i bambini affetti da malnutrizione. «La mancanza di cibo sul mercato locale ha provocato un drammatico aumento dei prezzi», spiega Rozanne Chorlton, rappresentante Unicef per la Somalia, secondo la quale il nuovo programma innalzerà il potere d’acquisto delle persone coinvolte e incoraggerà i commercianti locali a distribuire il cibo a prezzi accessibili. Questo mese saranno 15mila le famiglie che beneficeranno del progetto nelle regioni di Basso e Medio Juba e nel Basso Shabelle, ma servono al più presto 25 milioni di dollari per estendere il programma a favore di 100mila persone nelle altre aree devastate carestia. In totale, tra Somalia, Kenya ed Etiopia, sono oltre 13 milioni le persone colpite dall’emergenza alimentare e ben 750mila coloro che rischiano la morte nei prossimi quattro mesi.
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