venerdì 5 agosto 2011
Il programma durerà fino al 30 settembre e si propone di assistere 300mila persone. La parte italiana dell’associazione contribuirà con 300mila euro. Previste una distribuzione capillare di viveri e assistenza sanitaria ma anche progetti strutturali.
- Mogadiscio, assalto a camion d'aiuti: 10 morti 
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Sarà annunciato la prossima settimana il piano operativo della rete internazionale Caritas per aiutare il Corno d’Africa colpito dalla siccità e dalla carestia. Subirà probabilmente modifiche entro fine mese, poiché la drammatica situazione di milioni di persone allo stremo, data la carenza di precipitazioni in primavera e la scarsità di cibo, rischia di peggiorare ulteriormente. Il primo intervento di emergenza durerà fino al 30 settembre, costerà 20 milioni di euro e aiuterà almeno 300mila persone avviando anche interventi strutturali per il rifornimento di acqua potabile e la salvezza del bestiame sopravvissuto. Caritas italiana contribuirà con 300mila euro in attesa della colletta nazionale del prossimo 18 settembre. A Nairobi, due giorni fa, le Caritas dei Paesi colpiti e quelle europee (inclusa quella italiana) hanno tracciato il quadro della drammatica situazione in ogni Stato e definito le linee guida dell’intervento. Ecco come si muoverà la Caritas nei prossimi 55 giorni.Somalia. Le zone più colpite sono le regioni centro meridionali, dove si concentra la maggior parte della produzione agricola e da dove fuggono migliaia di persone verso Kenya ed Etiopia. Il viaggio è lungo e i profughi – in buona parte madri con bambini – corrono il rischio di attacchi dei banditi per l’assenza di sicurezza. Al momento Caritas Somalia riesce a distribuire viveri a Mogadiscio a circa 6mila profughi a Mogadiscio. In alcuni villaggi della regione di Brava sono assistite altre 515 famiglie, circa 2.500 persone, con viveri ancora disponibili sul mercato locale. In tre villaggi del Basso Juba vengono aiutati 2700 bambini delle scuole, un migliaio di mamme e 670 anziani.Gibuti. Nel piccolo Stato, 700mila abitanti, diocesi del vescovo Giorgio Bertin, presidente di Caritas Gibuti e Caritas Somalia, è iniziata la distribuzione di viveri e medicinali a 7mila persone, soprattuto profughi etiopi e somali, ad Ali Sabieh, Tadjourah e Obock.Kenya. Dodici mesi di precipitazioni estremamente scarse hanno spinto il governo a dichiarare a maggio lo stato di calamità nazionale. Le situazioni più critiche sono nel Nord e Nord-Est, dove si registrano un gran numero di morti, conflitti e violenze per l’accaparramento delle poche risorse. La Caritas sta lavorando coordinandosi con gli altri organismi presenti nel Paese e ha distribuito finora a 224mila beneficiari composti alimentari altamente nutritivi per bambini e donne in gravidanza e in allattamento, poi acqua potabile, ha offerto costante controllo medico e distribuito coperte, indumenti e articoli sanitari. Caritas Kenya ha inoltre preparato un piano complessivo di emergenza di quattro milioni di euro per realizzare ulteriori interventi di assistenza alimentare, approvvigionamento idrico e assistenza alla produzione agricola.Etiopia. La situazione sta peggiorando, da aprile a luglio il numero delle persone colpite dalla carestia è aumentato da 3,2 a 4,5 milioni. Le aree più colpite dalla carestia sono a sud e ad est. Caritas Etiopia sta distribuendo generi alimentari altamente nutritivi e vitaminici a donne e bambini, acqua e composti idratanti per il valore di un milione di euro. Sono pronti nuovi progetti per la ripresa agricola nelle diocesi di Adigrat, Meki, Soddo, Hosanna e Haraghe. Eritrea. È l’enigma di questa siccità, poiché il regime non lascia trapelare informazioni. La situazione, endemicamente a rischio è stata aggravata dalle scarse piogge dello scorso autunno e dei primi mesi del 2011, che hanno provocato una grave carestia soprattutto nella zona Ovest del Paese. Probabilmente due milioni di persone, metà della popolazione, sta patendo la fame. La Caritas ha attivato un progetto che prevede il trattamento alimentare per bambini sotto i 5 anni, donne incinta e in allattamento, e il monitoraggio medico dei casi più gravi. Infine allarme anche per Uganda, Tanzania, Sud Sudan, colpiti in misura e crescente dagli effetti della siccità e dove sono stati avviati i primi progetti in corsa contro il tempo.
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