sabato 24 agosto 2013
​Il presidente americano consulta i consiglieri alla sicurezza per valutare l'opzione militare. Lunedì ad Amman riunione dei capi di stato maggiore occidentali e musulmani. La Francia: usate armi chimiche, reazione necessaria. Ma la Germania frena. E l'Iran mette in guardia l'Occidente. Un'autobomba provoca 5 morti in un quartiere cristiano di Damasco.
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Sarà un fine settimana di lavoro per il presidente americano Barack Obama che incontrerà i suoi consiglieri alla sicurezza per discutere sulle opzioni americane (inclusa l'opzione militare) contro il governo siriano, accusato di aver usato armi chimiche contro i civili. E in attesa di determinare se le armi sono state usate e attendere una conseguente decisione di Obama, gli Usa intensificano la loro presenza navale nel Mediterraneo per essere pronti a ogni evenienza. Lunedì ad Amman si riuniranno i capi di stato maggiore di diversi Paesi occidentali e musulmani: invitata anche l'Italia. «Il Dipartimento della Difesa ha la responsabilità di offrire al presidente opzioni per tutte le emergenze, e questo richiede il posizionamento delle forze e degli asset per attuare le differenti opzioni, qualunque sia quella che il presidente potrebbe scegliere» afferma il segretario alla Difesa, Chuck Hagel, sottolineando che il pentagono ha presentato venerdì a Obama le opzioni militari e suggerito il riposizionamento delle forze per una possibile azione. Gli Stati Uniti - mette in evidenza Hagel - «detemineranno a breve» cosa è accaduto in Siria. L'uso di armi chimiche non è ancora stato stabilito con certezza anche se - secondo indiscrezioni riportate dalla stampa americana citando fonti europee e statunitensi - le indicazioni preliminari delle agenzie di intelligence sembrerebbero confermarne l'uso. Agli indizi si aggiunge la testimonianza pesante di Msf, che denuncia di aver curato pazienti con sintomi tipici delle tossine neurotossiche in tre ospedali di Damasco: 355 sono morti.   Agli incontri nel weekend dovrebbe partecipare anche il generale Martin Dempsey, capo degli Stati Maggiori delle forze armate americane, chiamato - secondo quanto riporta la Cbs - a presentare le opzioni militari. Il generale Dempsey nei giorni scorsi ha espresso le proprie perplessità su un eventuale intervento militare perchè ritiene che i ribelli non appoggino gli interessi americani. Kosovo modello di interventoGli Stati Uniti vedono nella guerra aerea della Nato in Kosovo del 1999 il modello per un possibile intervento militare in Siria per rispondere agli attacchi con armi chimiche. A riferirlo è il New York Times, secondo il quale l'amministrazione Obama sta studiando l'intervento di 14 anni fa contro la Serbia come precedente su cui fondare «un'azione senza il mandato delle Nazioni Unite», visto il probabile veto della Russia a qualsiasi intervento.Il Kosovo, rileva il quotidiano Usa, ha molte analogie con la Siria perchè anche lì c'erano state stragi di civili e la Russia aveva legami di lunga durata con il governo che ne era considerato responsabile. «Nel 1999 il presidente Bill Clinton aveva usato l'appoggio della Nato e il fondamento logico di tutelare una popolazione vulnerabile per giustificare 78 giorni di incursioni aeree», ha osservato il Nyt. Fonti dell'Amministrazione Obama hanno però precisato che si tratta solo di valutazioni preliminari in quanto non c'è ancora alcuna decisione su un eventuale intervento militare. La Francia invoca «una reazione forte»«Tutto indica che il regime di Bashar al-Assad abbia condotto un “attacco chimico” questa settimana nei pressi di Damasco». Un attacco di «una tale gravità» che «non potrà non esserci una reazione forte». Lo ha affermato il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius durante una visita a Ramallah, in Cisgiordania. Fabius ha chiesto che gli ispettori Onu presenti in Siria «possano effettuare i necessari controlli rapidamente». E se il regime «non ha nulla da nascondere, che tali controlli siano fatti immediatamente senza ostacoli».La Germania frenaLa cancelliera Angela Merkel invece è contro un intervento militare in Siria: "Non seguiamo la strada di una soluzione militare", ha dichiarato a Berlino il portavoce governativo, Steffen Seibert. "Non crediamo che sia possibile risolvere (il conflitto) dall'esterno, crediamo invece che debba essere trovata una soluzione politica", L'Iran mette in guardia l'OccidentePer la prima volta il presidente iraniano Hassan Rohani ha ammesso che in Siria sono state usate armi chimiche che hanno ucciso «persone innocenti» e ha chiesto alla comunità internazionale di «usare tutti i suoi poteri» per fermare questa pratica. Il neo-presidente, citato dall'agenzia Isna, ha affermato che «molte persone innocenti in Siria sono state ferite o uccise da agenti chimici e questo è inaccettabile».«La Repubblica Islamica - ha proseguito Rohani, citato questa volta dall'agenzia Mehr - chiede alla comunitàinternazionale di usare tutti i suoi mezzi per prevenire l'uso di queste armi ovunque nel mondo, specialmente in Siria».Ma poi l'Iran ha messo in guardia contro "qualsiasi intervento militare" in Siria. Secondo il regime di Teheran le armi chimiche sono stateusate dai ribelli. "Esistono le prove" di questo, afferma il portavoce della diplomazia iraniana Abbas AraghchiNon si fermano i bombardamentiProseguono incessanti i bombardamenti aerei e d'artiglieria da parte delle forze fedeli a Bashar al Assad contro quartieri di Damasco e i suoi sobborghi. Nella notte sono ripresi intensi i bombardamenti sui quartieri di Qabun e Jawbar, martoriate roccaforti dei ribelli nella parte nord della città, e suTishrin, Assali e Yarmuk, rioni nella parte meridionale. A sud di Damasco è stata bombardata poco fa Muaddamiya, cittadina anch'essa ribelle e colpita nei giorni scorsi nel presunto attacco chimico denunciato da attivisti. Nella notte e anche stamani i raid aerei delle forze lealiste sono tornate a colpire anche altri sobborghi in rivolta come Duma, Babila, Beit Sahm, Zabadani e Tall.È intanto arrivata a Damasco il sottosegretario dell'Onu, Angela Kane, che incontrerà i vertici siriani per discutere i termini per un'indagine degli ispettori del Palazzo di Vetro sull'utilizzo di armi chimiche denunciato dai ribelli nei giorni scorsi. La Kane giunge in Siria dopo le dichiarazioni del segretario generale, Ban Ki-moon, che aveva sollecitato sia il regime sia i ribelli a collaborare con il team di ispettori dell'Onu che da domenica scorsa si trovano nel Paese mediorientale. Diverse cancellerie occidentali hanno chiesto che al team sia consentito un accesso illimitato ai siti che si trovano fuori dalla capitale siriana e, in particolare, ai sobborghi di Damasco e alla regione di Ghouta dove 1.300 civili sarebbero stati uccisi dal lancio di gas nervino.​Damasco: 5 morti per autobomba in un quartiere cristiano Un'autobomba è esplosa nel quartiere cristiano di Burj al Rus a Damasco uccidendo almeno 5 persone e causando una decina di ferito. Lo riferiscono fonti della sicurezza siriana. La comunità cristiana, minoranza assoluta in Siria, ha denunciato dall'inizio della rivoltà, a marzo del 2011, di essere stata vittima dell'azione delle frange estremiste e qaediste dell'opposizione (sunnita).​
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