venerdì 25 ottobre 2013
​Due comunità nel Qalamoun ostaggio degli islamisti. «Serve un corridoio umanitario per far uscire i civili».
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Un appello alle «istituzioni e organizzazioni umanitarie e religiose nel mondo» o a chi ha un ruolo umanitario o di buona volontà. In questo momento ci sono «uomini, donne, bambini, giovani e ragazze innocenti» che sono «assediati in zone irraggiungibili».Si tratta dei villaggi di Sadad e Hofar nella regione di Qalamoun, al confine con il Libano, afferma il vescovo siro-ortodosso Silwanos Boutros Naameh. «Noi vi indirizziamo queste parole – afferma il vescovo – per domandarvi di lanciare degli appelli ai responsabili dell’assedio, che proibiscono l’uscita della popolazione e perché essi accettino un dialogo, al fine di facilitare la partenza in tutta sicurezza della popolazione in qualunque direzione». Vale a dire sia verso il convento di Al-Attieh, sia in direzione della città di Homs dove, afferma il vescovo, potremmo accoglierla. Da quattro giorni questa popolazione è assediata, senza elettricità, senza acqua, senza comunicazioni e non dispone che di poco cibo. Fra loro vi sono bambini che mancano di latte e malati che hanno bisogno di medicine.La zona di Qalamoun è dominata dai ribelli islamisti di Liwa al-Islam, comandati da Zahran Aloush, sostenuto finanziariamente e militarmente dall’Arabia Saudita. L’occupazione di Qalamoun è vista come la premessa per lanciare una nuova guerra contro l’esercito siriano e gli Hezbollah libanesi, che sottometterebbe agli islamisti jihadisti l’area della Bekaa e le vie di comunicazione fra Homs e Damasco.Ma i villaggi nelle montagne del Qalamoun non sono le uniche in mano agli estremisti: a Raqqa i miliziani dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isil), la fazione quaedista che in diverse regioni della Siria ha monopolizzato l’insurrezione armata contro il regime di Damasco, nei giorni scorsi hanno organizzato un rogo di Bibbie e libri cristiani davanti alla chiesa greco-cattolica di Nostra Signora dell’Annunciazione a Raqqa. La regione di Raqqa è stata teatro di scontri tra l’esercito di Assad e le milizie dell’opposizione nel marzo scorso. Dopo il ritiro dell’esercito governativo, sono iniziati gli scontri interni allo schieramento anti-regime tra i battaglioni dell’Esercito libero siriano e i gruppi quaedisti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, che hanno avuto la meglio. Lo scopo dichiarato di questa fazione è la creazione di un califfato islamista nelle aree sotto il loro controllo. Intanto, secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, dall’inizio della guerra 7,9 milioni di siriani sono precipitati in condizione di povertà, che per 4,4 milioni è addirittura estrema: la disoccupazione è al 48,6% e il 49% dei bambini non va a scuola. È di almeno 30 uccisi il bilancio dell’esplosione di due autobomba in un sobborgo a nord di Damasco. Lo riferiscono gli attivisti dei Comitati di coordinamento locali, secondo cui a Wadi Barada, luogo del duplice attentato, si contano anche numerosi feriti gravi, per lo più tra i civili. L’agenzia ufficiale Sana parla invece di un bilancio di due uccisi e 30 feriti.
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