venerdì 7 settembre 2012
Tre esplosioni, nel volgere di poche ore, hanno sconvolto la capitale siriana. Una è avvenuta nei pressi del tribunale e della sede del ministero dell'Informazione. Per la tv di Stato è opera di «terroristi». Onu: servono più fondi per assistere le vittime del conflitto. Unicef lancia l'allarme per un milione di bambini.
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​Tre autobombe sono esplose questa mattina a Damasco, capitale della Siria. La prima è esplosa nel Nord di Damasco, dove un kamikaze si era fatto saltare in aria davanti a una moschea, al termine della preghiera del venerdì. Da un anno e mezzo il venerdì in Siria, oltre a essere consacrato alla preghiera islamica, è anche il giorno delle proteste anti-regime a partire dalle moschee. L'esplosione è avvenuta a Rukn ad Din, nella parte nord della città.Due ore dopo, un secondo ordigno è deflagrato nei pressi del tribunale e della sede del ministero dell'Informazione a Damasco, nel quartiere nord-occidentale di Mezze. A riferire la notizia è stata la tv di Stato siriana: «Un'autobomba, fatta esplodere da terroristi - ha riferito l'emittente - ha colpito il quartiere di Mazzeh in una strada situata tra il palazzo di giustizia e il ministero dell'Informazione».
Un terzo, rudimentale, ordigno è esploso poco fa a Damasco, nel quartiere di Muhiyy ad Din, causando lamorte di almeno due membri delle forze governative e ferendone altri tre. Lo riferiscono i residenti del quartiere sul sito del loro comitato locale. Le fonti precisano che l'esplosione è avvenuta nei pressi della scuola Omariya.LE VITTIME CIVILI. Secondo quanto riferito dagli attivisti siriani, ieri i morti sono stati 159. Nei sobborghi di Damasco il tributo più alto, come oramai accade da settimane: 88 le vittime, tra le quali 23 cadaveri trovati a Zamalka, «15 giustiziati a sangue freddo a Deir Asafeer», altri otto nel bombardamento del campo profughipalestinese di Yarmuk. Anche a Daraa la situazione è drammatica, «dopo nuove defezioni nei ranghi dei militari, l'esercito fedele alpresidente Bashar al Assad ha avviato una nuova offensiva a colpi di artiglieria pesante e carri armati». ONU: SERVONO PIU' SOLDI PER ASSISTERE LE VITTIME. Servono più soldi per finanziare l'assistenza alle vittime del conflitto in Siria. Lo afferma l'Onu che ha deciso di aumentare a 347 milioni di dollari la richiesta di fondi ai Paesi donatori.«In risposta ai crescenti bisogni umanitari, le Nazioni Unite hanno aumentato la cifra necessaria per la Siria dai precedenti 180 milioni di dollari a 347 milioni», ha affermato oggi a Ginevra John Ging, dell'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), al termine della quinta riunione del Forum umanitario sulla Siria. I settori prioritari includono salute e cure mediche, cibo, rifugi e riabilitazione delle infrastrutture.Nel Paese la situazione continua infatti a peggiorare: il numero di persone che necessitano di assitenza umanitaria è raddoppiato ed ha raggiunto i 2,5 milioni ed il numero di sfollati interni è ora stimato in 1,2 milioni, ha ricordato Ging. Il Forum sulla Siria ha riunito rappresentanti dei Paei membri dell'Onu, delle agenzie umanitarie dell'Onu e di organizzazioni non governative internazionali.La fuga dalle violenze sta inoltre spingendo un numero crescente di siriani, in maggioranza giovani e donne, nei Paesi vicini. Secondo gli ultimi dati dell'Unhcr, più di 240 mila rifugiati siriani sono state registrati dall'Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) in Turchia, Libano, Giordania e Iraq: tra loro 100 mila nel solo mese di agosto. Il "totale reale" è però superiore poichè il dato include solo i rifugiati che si sono registrati. Finora le Nazioni Unite hanno ricevuto circa la metà dei fondi richiesti.UNICEF: UN MILIONE DI BAMBINI VITTIME DEL CONFLITTO. La crisi in Siria ha colpito oltre un milione di bambini. Lo sottolinea l'Unicef chiedendo aiuto. «Crescono le necessità riguardanti la salute e la nutrizione dei circa 1,3 milioni di bambini colpiti dalla crisi in Siria (all'interno del paese e negli stati vicini); per questo migliaia di bambini siriani vengono monitorati per prevenire la malnutrizione», spiega in una nota Unicef.
In particolare, «nel campo profughi di Zàatari (nel nord della Giordania), parallelamente alle vaccinazioni settimanali, vengono portati avanti screening nutrizionali».
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