giovedì 6 giugno 2013
​La Farnesina annuncia che c'è stato un contatto con il giornalista della Stampa scomparso da aprile. Il direttore del quotidiano conferma con un tweet. Il Ministero: mantenere riserbo necessario per favorire l'esito positivo del caso. Pochi giorni fa l'appello delle figlie.
La guerra lambisce Israele 
Cor Unum: 80mila morti, 5 milioni di profughi
COMMENTA E CONDIVIDI

Il telefono di casa che squilla, una moglie che solleva il ricevitore: «Pronto chi parla?». Una voce conosciuta irrompe nell’angoscia di una famiglia da cinquantotto giorni in attesa di una notizia, di una speranza, di un lume che rischiari l’ombra calata su un marito, su un padre di cui non si sa più nulla. Un affetto che sembra essersi dissolto nel tuono di una guerra brutale, quella che da due anni si combatte in Siria: «Giulietta, sono Domenico».Un tuffo al cuore, la voglia di fare tante domande: «Come stai, Domenico?», «Dove sei Domenico?». Domenico fa in tempo a dire poche cose. Poi quel «click»: la comunicazione che si interrompe, o che viene interrotta, e nella casa di Domenico Quirico, il giornalista inviato del quotidiano La Stampa di cui da quasi due mesi si erano persi i contatti e le tracce pochi giorni dopo essere entrato in Siria, torna il silenzio.Giulietta, la moglie, Metella ed Eleonora, le figlie, tornano a sperare nella loro casa in Piemonte. Ma l’attesa non è ancora terminata.Domenico è vivo, c’è di che sperare, dopo tutto questo buio. Ma Domenico non è ancora libero e ancora nessuno sa dove si trovi e chi o cosa lo trattenga. La sua voce non significa che la sua vicenda si è conclusa, anzi. La situazione sul terreno della guerra, in Siria, da quando il collega de La Stampa entrò nel Paese, il 6 aprile scorso, ad oggi è mutata. I combattimenti hanno trasformato le carte in tavola e anche moltiplicato i pericoli e l’insicurezza, semmai prima ve ne fosse mai stata di sicurezza in quei luoghi d’inferno. Ed evidenti sono i motivi per cui viene richiesto di mantenere discrezione e responsabilità giornalistica per permettere di «risolvere» la vicenda Quirico in totale sicurezza, per lui. La notizia della sua voce che è giunta fino alla sua famiglia è una bella notizia, ma ancora troppo impervia e non priva di pericoli è la strada del ritorno. E Domenico è ancora dentro un territorio ostile. Per questa ragione «occorre cautela e discrezione», fa sapere il ministro degli Esteri, Emma Bonino, dopo avere confermato, sollecitata da una agenzia di stampa, e da qualche fuga di notizie, che sì «c’è stata una breve telefonata, stiamo cercando di verificare». Anche il direttore del quotidiano torinese, Mario Calabresi, a questo punto, non può non rispondere alle richieste di notizie con un messaggio via Twitter: «Quirico è vivo e oggi (ieri per chi legge, ndr) ha parlato con la moglie. È ancora in Siria, speriamo di riabbracciarlo presto».Nel comunicato che confermava l’avvenuto contatto telefonico, diramato ieri sera dalla Farnesina, si diceva anche che «in questa fase particolarmente delicata si fa appello al senso di responsabilità degli organi di informazione nel divulgare notizie provenienti da fonti verificate e nel mantenere la linea di riserbo necessaria per favorire l’esito positivo del caso». Era proprio di pochi giorni fa l’ultimo appello, video, diffuso dalle figlie Metelle ed Eleonora che chiedevano notizie del loro padre. Anche papa Francesco, domenica scorsa in piazza San Pietro, ha lanciato un suo accorato appello diretto alle tante vittime della guerra in Siria, e tra loro, nelle parole del Papa, si leggeva anche il nome di Domenico Quirico, come anche quelli di due vescovi siriani, ma anche dei molti giornalisti, almeno una decina, stranieri, arabi e siriani, della cui sorte da tempo non si sa più nulla, dopo essere scomparsi sul capo di battaglia di questa atroce guerra che si protrae da due anni e che oramai sfiora le centomila vittime.Domenico Quirico, per la quarta volta, era entrato in Siria il 6 aprile, dal Libano. Tre giorni dopo c’era stato il suo ultimo contatto con l’Italia, probabilmente giunto da un punto lungo la strada che, da quel poco che era stato possibile ricostruire, lo doveva portare verso Damasco. Perse le tracce La Stampa allertava la Farnesina. Saranno tre settimane di ricerche nel massimo silenzio, ma senza alcun esito e senza alcuna spicciola notizia. Fino a quando a fine aprile si decide di rendere pubblica la notizia. Poi ieri quella inaspettata telefonata fatta alla moglie Giulietta. Purtroppo interrotta quasi subito, tra speranza e buio.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: