lunedì 4 febbraio 2013
Il tecnico italiano Mario Belluomo e i due colleghi russi rapiti il 12 dicembre scorso in Siria sono stati liberati: lo ha annunciato il ministero degli Esteri di Mosca, secondo cui il rilascio risale a domenica ed è avvenuto grazie a uno scambio con alcuni militanti prigionieri.
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L'ingegnere italiano Mario Belluomo, 63 anni, originario di Catania, è stato liberato ieri da «estremisti siriani», insieme a due cittadini russi con cui era scomparso il 12 dicembre scorso sulla strada da Homs a Tartus, nella Siria occidentale. Lo ha reso noto ufficialmente il ministero degli esteri russo con una nota nella quale,riferendosi solo ai propri concittadini, sostiene che i due (Viktor Gorelov e Abdessatar Khassun) «sono stati scambiati conmilitanti».Belluomo, sempre secondo la stessa fonte, sarà trasferito ai rappresentanti italiani attraverso il ministero degli esteri siriano, mentre i due russi, in buone condizioni di salute, sono già nell'ambasciata russa e hanno potuto comunicarecon i propri cari. «Il ministero degli esteri russo e l'ambasciata russa a Damasco hanno insistito sul rilascio dei cittadini russi sin dal momento del loro sequestro. Ci sono stati contatti intensi sia con i rappresentanti del governo siriano sia con vari gruppi di opposizione, dentro e fuori la Siria», ha riferito il ministero degli esteri russo.La tv di Stato siriana e gli altri media governativi per ora non confermano e non smentiscono la notizia della liberazione dei tre, rilanciata invece da al Arabiya.Belluomo dall'estate scorsa lavorava come consulente dell'azienda siriana Himsho in un complesso industriale a sud di Homs. Ma alloggiava in un albergo di Tartus, sulla costa. Le fonti che avevano comunicato il suo rapimento a metà dicembre erano state sempre citate solo dal governo russo. Nessuna formazione dei ribelli siriani anti-regime ha mai rivendicato il sequestro. E ufficialmente il governo di Damasconon ha mai confermato la sua sparizione. L'unità di crisi della Farnesina sta seguendo minuto per minuto questa fase delicata della vicenda e invita a mantenere riserbo e prudenza.Giovanni Lo Porto, da un anno prigioniero in PakistanCon la liberazione dell'ingegnere Mario Belluomo, resta ancora un italiano nelle mani dei rapitori nel mondo: il cooperante Giovanni Lo Porto. Trentottenne, palermitano, Lo Porto è stato sequestrato in Pakistan lo scorso 19 gennaio 2011 insieme ad un collega tedesco a Qasim Bela, nella provincia del Punjab, dove lavorava con la Ong tedesca Welt HungerHilfe (Aiuto alla fame nel mondo) per la ricostruzione dell'area messa in ginocchio dalle inondazioni del 2011.Più volte il Tehrek-e-Taliban Pakistan (TTP), principale movimento armato anti-governativo, ha negato di avere in mano i due cittadini europei e, ad oggi ancora, non è chiaro chi sia dietro il loro rapimento. Il governo pachistano «sta facendo tutto il possibile» per riportare il cooperante italiano a casa «quanto prima»  haassicurato qualche giorno fa il ministro degli Esteri di Islamabad, Hina Rabbani Khar, incontrando il titolare della Farnesina Giulio Terzi che «segue costantemente» la vicenda di Lo Porto e «solleva la questione in ognicontatto» con le autorità pachistane.
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