venerdì 22 maggio 2015
Padre Jacques Murad prelevato da armati nella sua parrocchia di Qaryatayn. Faceva parte della stessa comunità di padre Dall'Oglio. L'ultima mail: l'Is si avvicina, pregate per noi.
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Ancora un sacerdote rapito in Siria. Padre Jacques Murad, della comunità di Mar Musa, è stato rapito a Qaryatayn, dove è priore del monastero di Mar Elian (affiliato a Mar Musa) e da dodici anni guida la locale parrocchia siro-cattolica. L'ultima email: pregate per noi. L’ultimo contatto di padre Murad con Deir Mar Musa risalirebbe a giovedì a mezzogiorno, quando scriveva questa email: "Stiamo vivendo un momento difficile, c'è molta tensione perché gli estremisti che si fanno chiamare Is si avvicinano alla nostra città dopo avere preso Palmira.. oggi ci siamo, domani non si sa... la vita diventa complicata... pregate per noi" (LEGGI LA MAIL) Il rapimento. «Ancora non abbiamo novità, sappiamo soltanto che è stato prelevato da quattro uomini, sicuramente appartenenti ad un gruppo jihadista», ha detto ad Aiuto alla Chiesa che Soffre padre Nawras Sammour, direttore del servizio dei gesuiti per i rifugiati in Medio Oriente. Il monaco si trovava assieme a un suo collaboratore quando due moto si sono accostate alla sua auto. I sequestratori si sono impadroniti del veicolo, portando con loro il gesuita. La notizia è stata confermata dall’arcidiocesi siro-cattolica di Homs, che ha chiesto a tutti i fedeli di invocare il Signore nella preghiera affinché padre Jacques sia liberato. Secondo alcune fonti, insieme a lui sarebbe stato prelevato anche il diacono Boutros Hanna. Ma tale indiscrezione non è stata confermata dall’arcidiocesi.

Nel punto A c'è Qaryatayn, in B Palmira. Il capoluogo Homs è a nord-ovest

Al telefono con Aiuto alla Chiesa che Soffre da Damasco, padre Nawras Sammour ricorda l’ultimo incontro con padre Jacques, circa due mesi fa. «Era estremamente preoccupato per la presenza dei fondamentalisti a Qaryatayn». La cittadina si trova nella Siria centrale, a un centinaio di chilometri da Palmira, caduta mercoledì nelle mani dello Stato islamico. Accoglieva gli sfollati, di ogni fede. Nonostante avvertisse l’imminente pericolo, padre Jacques non aveva abbandonato i suoi fedeli e i tantissimi rifugiati, che sosteneva e accoglieva nel monastero. In passato aveva perfino negoziato con il fronte al-Nusra per la liberazione di alcuni ostaggi. «Quando gli ho chiesto se intendeva andarsene – continua padre Sammour – mi ha risposto che lo avrebbe fatto solo se costretto, altrimenti sarebbe rimasto con il suo popolo». Negli ultimi giorni padre Jacques aveva accolto anche numerosi sfollati giunti da Palmira. «Ha sempre aiutato i siriani e accolto numerosissimi musulmani nel monastero di Sant’Elia». L'ombra dei salafiti o dell'Is. Il sequestro del monaco è interpretato da molti come un segno della volontà dell'Is di conquistare la città di Homs, capoluogo della regione. Un timore espresso dallo stesso padre Jacques, pochi giorni prima di essere rapito. Fonti locali sentite dall'agenzia Fides ipotizzano che dietro il rapimento ci siano gruppi salafiti presenti nella zona, che si sono sentiti rafforzati dai recenti successi dei jihadisti di al-Nusra e dello Stato islamico. La stessa comunità di padre Dall'Oglio. Il monastero di Mar Elian si trova alla periferia di Qaryatayn, 50 chilometri a sud-est di Homs (capoluogo del governatorato) e un centinaio da Palmira, e rappresenta una filiazione del monastero di Deir Mar Musa al Habashi, rifondato dal gesuita romano padre Paolo Dall'Oglio rapito il 29 luglio 2013 mentre si trovava a Raqqa, nel nord del Paese. La comunità di Deir Mar Musa, a circa 80 chilometri a nord di Damasco, viene così colpita nuovamente. Accanto ai rapimenti di padre Paolo Dall’Oglio e dei due vescovi di Aleppo, Yohanna Ibrahim e Bulos Yazigi, padre Sammour ricorda le uccisioni di padre François Mourad, assassinato a Ghassanieh il 23 giugno 2013, e di padre Frans Van Der Lugt, freddato ad Homs il 7 aprile dello scorso anno. «Noi sacerdoti siamo consapevoli dei rischi che corriamo, ma non possiamo far altro che rimanere accanto ai siriani, sia cristiani sia musulmani. In molti casi siamo il loro unico punto di riferimento».

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