lunedì 9 settembre 2013
​Il segretario di Stato lancia un ultimatum di una settimana alla Siria. Intanto Obama cerca di convincere gli americani e concede sei intervista mentre il capo dello staff della Casa Bianca mostra i video dell'attacco con i gas. Assad alla Cbs: non ci sono prove, non sono stato io.
TWITTER DIARIO DALLA SIRIA di Giorgio Ferrari
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Il segretario di Stato Usa John Kerry ha detto oggi che la Siria potrebbe evitare un attacco militare consegnando tutte le armi chimiche alla comunità internazionale entro la prossima settimana, aggiungendo però che il presidente Bashar al-Assad non consegnerà le armi chimiche. Una dichiarazione definata retorica in un secondo momento dal dipartimento di Stato americano."Il segretario Kerry era retorico sull'impossibilità e l'improbabilità che Assad consegni le armi chimiche che ha smentito di aver usato", ha precisato in una nota la portavoce del dipartimento."Il suo punto di vista è che non si possa credere che questo brutale dittatore consegni le armi chimiche, altrimenti lo avrebbe già fatto tempo fa", si legge nella nota.Stamani, alla domanda di un giornalista che gli chiedeva se ci fossero cose che il governo di Assad potesse fare o offrire per evitare un attacco, Kerry ha detto: "Sicuro, potrebbe consegnare ogni singola parte delle sue armi chimiche alla comunità internazionale entro la prossima settimana - consegnarle tutte, senza ritardo e consentirne il pieno e totale rendiconto", aggiungendo però che il presidente non lo farà. Parlando con i giornalisti a Londra, Kerry ha inoltre ribadito che la relazione tra Gran Bretagna e Usa è forte malgrado la mancata approvazione da parte del parlamento britannico dell'azione militare contro la Siria.

Obama-Assad, sfida mediaticaUna sfida anche mediatica e televisiva quella fra Barack Obama e Bashar al-Assad. Il presidente americano concede sei interviste a reti televisive statunitensi: andranno in onda questa sera, spianando la strada al discorso alla nazione in programma domani, martedì, alle 21 locali. Ma sempre domani, sul piccolo schermo, gli americani avranno modo di ascoltare anche il leader siriano, intervistato a Damasco da Charlie Rose, star della Cbs.Assad brucia in effetti sul tempo Obama, costringendo la Casa Bianca a replicare: la Cbs anticipa alcuni contenuti dell'intervista, la prima di Assad a un network americano in due anni. "Non ci sono prove che io abbia usato armi chimiche contro la mia gente. Non sono stato io", afferma evocando lo spettro di "ritorsioni" in caso di attacco americano, da parte di paesi che appoggiano la Siria. Non si fa attendere la replica dell'amministrazione: "Non ci sorprende che qualcuno che ha ucciso migliaia di persone fra la sua popolazione, inclusi centinaia di bambini con il gas, menta". Fanno eco le parole del capo dello staff della Casa Bianca, Denis McDonough, impegnato in una maratona televisiva con apparizioni in cinque diversi network nell'ambito della campagna a tappeto di Obama per convincere gli americani e il Congresso della necessità di un'azione militare in Siria. "Assad sta guardando da vicino cosa accade a Washington. È importante inviare un messaggio chiaro" afferma McDonough, insistendo che "un'azione limitata" è meno rischiosa dell'inazione. E soprattutto rassicurando gli americani: non sarà un altro Iraq o un altro Afghanistan. McDonough si rivolge però anche ai membri del Congresso, chiamati a esprimersi sui raid: sta a loro decidere se ci debbano essere conseguenze. La Camera dei rappresentanti rientra ufficialmente oggi dalle vacanze estive e dovrebbe votare sulla Siria nella settimana del 16 settembre. Il Senato, invece, voterà mercoledì. Intanto il Pentagono continua a mettere a punto i piani di un possibile intervento: si tratterebbe di un attacco di soli tre giorni, con missili mirati verso gli obiettivi identificati, che sarebbero peraltro ora decisamente più numerosi rispetto ai 50 iniziali.Le parole del capo dello staff della casa Bianca sulle prove a disposizione sono più caute rispetto a quelle del segretario di Stato, John Kerry, che in viaggio in Europa imputa personalmente a Bashar al-Assad di aver fatto usare i gas "almeno 11 volte".  McDonough parla invece di un "test di buon senso" più che di "prove al di là di ogni ragionevole dubbio". L'intelligence americana continua del resto a lavorare per cercare un legame diretto fra il leader di Damasco e l'attacco del 21 agosto scorso: attacco che - secondo rapporti dell'intelligence tedesca citati dalla Bild - potrebbe essere avvenuto al contrario senza il consenso di Assad. Al quale le forze governative si sarebbero rivolte in più occasioni per chiedere l'autorizzazione, ma incassando sempre dei 'no'.

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