mercoledì 25 settembre 2013
Il presidente Rohani: «I nazisti hanno commesso un crimine contro un gruppo, questo non significa che lo stesso deve confiscare la terra di un altro gruppo». Sul nucleare mano tesa agli Usa «ma niente diktat». Netanyahu: «Solo quando gli iraniani cesseranno di invocare la distruzione di Israele ascolteremo i loro discorsi all'Onu».
EDITORIALE Prima piccola crepa nel muro di odio di Andrea Lavazza
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"Cosa può essere cambiato? Nulla visto che vuole continuare a distruggerci": il giudizio di Efraim Zuroff, direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme, sintetizza bene la reazione prevalente in Israele alle parole del nuovo presidente iraniano Hassan Rohani che in un'intervista alla Cnn ha detto che la Shoah c'è stata, ed è stata un grande crimine "condannabile" contro gli ebrei da parte dei nazisti. Parole che l'agenzia Fars ha cercato oggi di rinnegare e alle quali comunque il successore di Mahmud Ahmadinejad ha fatto seguire un'aggiunta urticante per lo Stato ebraico: "Questo non significa - ha puntualizzato -  che, visto che i nazisti hanno commesso un crimine contro un gruppo, lo stesso deve confiscare la terra di un altro gruppo e occuparlo. Anche questo è un atto che dovrebbe essere condannato".Un legame, quello tra Shoah e nascita d'Israele, che certo non è sfuggito alla leadership israeliana. Il ministro delle relazioni internazionali Yuval Steinitz ha osservato che " se è vero" che Rohani "non ha negato la Shoah, non ha neppure condannato chi nega la Shoah, come il suo predecessore o gli altri dirigenti iraniani". Mentre il viceministro degli esteri Zeev Elkin ha rincarato la dose: "Dove siamo arrivati? Basta riconoscere che la Shoah è avvenuta, per passare come uomo illuminato, colto e postivo. Ma i dirigenti spirituali iraniani che hanno negato la Shoah sono sempre al loro posto". In linea con il giudizio del premier Benyamin Netanyahu (il suo intervento all'Onu è previsto il 30 settembre) che, già prima dell'intervista alla Cnn di Rohani, ha deciso di non far assistere la delegazione israeliana al discorso del leader di Teheran alle Nazioni Unite. Solo quando gli iraniani "cesseranno d'invocare la distruzione di Israele e ne riconoscerà il diritto all'esistenza - ha concluso gelido - ascolteremo i loro discorsi all'Assemblea generale".Sul nucleare Rohani apre al dialogo: «Non siamo una minaccia per il mondo»È un impegno solenne quello che Hassan Rohani ha preso ieri al suo esordio all'Assemblea generale dell'Onu: l'Iran è pronto al dialogo, ad avviare negoziati immediati sul proprio programma nucleare. Ma ad un patto: niente diktat. Risolvere la questione con delle imposizioni sarebbe "irrealistico, un'illusione".Il neo presidente iraniano debutta sul grande palcoscenico internazionale così come era nelle attese, lanciando un chiaro segnale di distensione verso gli Stati Uniti e le potenze occidentali e tentando di dare un'immagine del suo Paese profondamente diversa da quella del recente passato: "L'Iran non rappresenta una minaccia per il mondo", e neppure per la regione in cui si trova, assicura davanti ai delegati delle Nazioni Unite. Solo le sedie di Israele sono rimaste vuote, come previsto. Ma i tempi in cui Ahmadinejad dal Palazzo di Vetro lanciava le sue provocazioni infiammando gli animi sembrano ora lontani.Il nuovo leader iraniano era atteso all'Onu come una star, e non ha deluso le attese, anche se non fa nessuna proposta concreta. Tende la mano, ma spiazza la Casa Bianca nel rinunciare a un faccia a faccia col presidente Barack Obama a cui Washington lavorava da giorni: "Troppo complicato per gli iraniani in questo momento", spiega una fonte dell'amministrazione americana. "C'è stato poco tempo per preparare l'incontro", racconterà dopo lo stesso Rohani. A sorpresa, però, incontra a margine dei lavori dell'Onu, il capo di Stato francese, François Hollande, col quale ha un ampio scambio di vedute sulle principali questioni mediorientali.Nel prendere la parola, il nuovo presidente di Teheran parla con calma, anche se con tono determinato. Ha ascoltato con attenzione le parole pronunciate poche ore prima proprio da Obama, e prova a tendere la mano: "Si può arrivare a un accordo quadro per superare le nostre differenze", afferma. Del resto, spiegherà poi sempre alla Cnn, "sono stato autorizzato a negoziare con gli Stati Uniti direttamente dal leader supremo, l'Ayatollah Alì Khamenei. Poi, le assicurazioni sul fronte del programma nucleare iraniano: "È un programma assolutamente ed esclusivamente pacifico". E le armi nucleari e di distruzione di massa, assicura, "non hanno spazio nella dottrina della sicurezza del nostro Paese, oltre ad essere contrarie alla nostra religione e alla nostra morale". Per questo Rohani sottolinea come l'atteggiamento fin qui tenuto dalla comunità internazionale sia di fatto sbagliato: "Le sanzioni contro di noi sono pura e semplice violenza",afferma. "Quello che serve è rispetto e collaborazione". "Dobbiamo lavorare insieme", è l'appello del neo presidente iraniano, "perchè solo così potremo affrontare le sfide che abbiamo di fronte". E comunque l'Iran - aggiungerà più tardi in Tv, "ha il diritto di sviluppare il nucleare pacifico".Se l'Iran passerà dalle parole ai fatti, come chiesto dal presidente Usa, lo si vedrà nelle prossime settimane. Ma l'opportunità storica per una svolta nelle relazioni tra Teheran e il mondo occidentale - come l'ha definita il capo della diplomazia iraniana Mohamad Javad Zarif - potrebbe essere davvero a portata di mano.
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