martedì 24 settembre 2013
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Una quindicina di italiani - in maggioranza di origine siriana - sono partiti per la Siria unendosi ai ribelli nell'insurrezione contro il regime di Bashar Assad. A fornire la stima è stato oggi il direttore dell'Aise, Adriano Santini, nel corso di un'audizione al Copasir. Una cifra che ridimensiona quella circolata due mesi fa, in occasione della morte del giovane genovese Giuliano Delnevo in Siria, che parlava di una cinquantina di italiani partiti per la guerra ai governativi di Damasco.Quello degli occidentali che vanno a combattere in Siria - diventata ormai il principale campo di battaglia del movimento jihadista globale - è un fenomeno registrato con preoccupazione dall'intelligence dei Paesi coinvolti. L'International center for study of radicalization calcola in circa 600 i giovani occidentali di fede musulmana che dal 2011 sono partiti con l'obiettivo di aiutare gli insorti anti-Assad.E proprio oggi l'agenzia americana di statistica Pentapolis ha indicato in diecimila i miliziani di origine straniera morti in Siria dall'inizio della guerra. In prevalenza si tratta di nordafricani: tunisini (1.902), libici (1.802) ed egiziani (821). Ma che tra le fila delle variegate formazioni di ribelli militino diversi occidentali (convertiti all'Islam oppure di origine araba) è un fatto ormai assodato.L'Italia se ne è accorta lo scorso 18 giugno quando è arrivata la notizia che il genovese Giuliano Delnevo, 24 anni,convertitosi all'Islam ed assunto il nome di Ibrahim, era morto in Siria mentre combatteva al fianco degli insorti. Da tempo i servizi registrano un attivismo soprattutto sul web di italiani convertiti come Delnevo, ma anche di giovani cresciuti in Italia di origine straniera, che manifestano insofferenza verso i costumi occidentali e potrebbero essere degli aspiranti mujahidin. Si tratterebbe di singoli individui o micro-nuclei. A quello che risulta all'intelligence, tuttavia, sarebbero non più di una quindicina i combattenti partiti dall'Italia per la Siria. Non ci sarebbero inoltre canali strutturati di instradamento verso il teatro siriano.E quello che preoccupa è il ritorno in Italia di questi soggetti. Dopo mesi e mesi di guerra civile in Siria, con l'acquisizione di competenze specifiche in fatto di armi ed esplosivi ed un'ulteriore radicalizzazione maturata in loco, potrebbero rientrare con progetti terroristici. Per questo la vigilanza degli apparati di sicurezza è massima, anche se - trattandosi in prevalenza di individui isolati - non è facile rintracciarli.Parlando poi più in generale della situazione siriana, Santini avrebbe riferito che informazioni di intelligence attribuiscono alla mano governativa l'utilizzo di gas tossico nei sobborghi di Damasco lo scorso 21 agosto, che ha fatto 1.400 morti. Ma scorte di sarin ed altre pericolose sostanze sarebbero anche nelle disponibilità di alcune fazioni di ribelli e gruppi di militari fuoriusciti dalle forze armate che avrebbero attinto ai depositi nazionali. Intanto, la fase di consegna e distruzione dell'arsenale chimico annunciata da Assad, si annuncia lunga e complessa. Sono ingenti le quantità di gas stoccati e ci vorrà tempo per recuperarli e spostarli.
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