martedì 29 marzo 2011
Il presidente siriano Bashar al-Assad ha accettato le dimissioni del governo. Assad dovrebbe parlare alla nazione in giornata o domani, in un discorso nel corso del quale potrebbe annunciare la decisione di abolire le leggi d'emergenza, dopo due settimane di proteste per la democrazia nel Paese. Oggi Giornata della lealtà alla nazione: in piazza decine di migliaia di sostenitori del regime.
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Il presidente siriano Bashar al-Assad oggi ha accettato le dimissioni del governo. Lo riferisce la tv di stato. Assad dovrebbe parlare alla nazione in giornata o domani, in un discorso nel corso del quale potrebbe annunciare la decisione di abolire le leggi d'emergenza, dopo due settimane di proteste per la democrazia nel Paese. Dopo quasi due settimane di proteste e scontri fra manifestanti e forze di sicurezza, l'annuncio delle dimissioni del governo potrebbe essere una svolta importante. L'attesa è ora per il discorso del presidente Bashar al-Assad che entro domani dovrebbe annunciare una serie di aperture, a cominciare dalla revoca dello stato d'emergenza in vigore da 48 anni e dalla riforma della legge sui partiti e sui mezzi d'informazione. Intanto a Damasco e in molte altre città siriane il regime ha portato in piazza decine di migliaia di sostenitori con bandiere nazionali e i poster di Assad. La tv ha dato ampio spazio ai cortei per quella che è stata ribattezzata come la Giornata della lealtà alla nazione.Anche lunedì non sono mancate le violenze con le forze di sicurezza siriane che hanno aperto il fuoco a Deraa su centinaia di dimostranti che inneggiavano a favore dell'abrogazione della legge di emergenza, in vigore dal 1963. Le autorità nei giorni scorsi avevano accusato gli islamisti di esasperare la divisione settaria già molto forte in Siria, Paese a maggioranza sciita ma con una grande comunità di cristiani, drusi e alauiti. Sabato per allentare la tensione, il governo ha liberato oltre 250 detenuti politici la maggioranza dei quali islamisti dalla prigione militare di Saydnaya. Tutte misure che farebbero pensare a un allentamento del potere del partito baathista e forse degli stessi Assad, che hanno controllato con pugno di ferro il Paese ribattezzato "il regno del silenzio".
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