sabato 29 ottobre 2011
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I blindati siriani hanno bombardato questa mattina un antico quartiere di Homs. Si è trattato degli attacchi più intensi il regime ha stretto nuovamente la morsa sulla città, due settimane fa, per reprime la proteste contro il regime, hanno riferito gli abitanti. Venerdì alcuni disertori avevano trovato rifugio nel quartiere di Bab Amro, unendosi alle centinaia di altri che avevano già lasciato le fila dell'esercito. E nella notte sono scoppiati feroci combattimenti tra decine di disertori e le forze lealiste: almeno 17 soldati sono stati uccisi nell'assalto dei disertori a due postazioni dell'esercito in città. La tensione resta quindi altissima, all'indomani di un altro venerdì nero in cui le forze siriane hanno sparato sui dimostranti e hanno ucciso almeno una quarantina di persone. I dati dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, Ong con base a Londra, evidenziano come stia emergendo un'insurrezione armata accanto alle proteste, essenzialmente pacifiche, che si susseguono da settimane per chiedere la fine dei 41 anni di dominio della famiglia Assad. Secondo l'Onu, nei tumulti finora sono state uccise almeno 3mila persone, tra cui quasi 200 bambini; la Siria impedisce ai media internazionali di essere presenti sul posto e questo rende impossibile verificare i numeri, ma i numerosi video che emergono continuamente su YouTube testimoniano effettivamente scene di violenza inaudita. La determinazione dei manifestanti, l'intransigenza del regime e l'aumento di diserzioni nei ranghi dell'esercito ha trasformato la Siria in uno dei teatri più cruenti della Primavera araba.Secondo l'Osservatorio, almeno tre civili sono stati uccisi ad Homs sabato mattina, uno ucciso da un cecchino e due finiti nel fuoco incrociato delle mitragliatrici tra le forze di Assad e i disertori. La violenza di venerdì ha spinto la Lega Araba a diffondere l'appello più forte, almeno finora, rivolto ad Assad perché cessi di usare la violenza contro i civili. I ministri arabi dovrebbero incontrare le autorità siriane domenica in Qatar proprio per spingere al dialogo governo ed opposizione; ma tra le fila dell'opposizione c'è già chi dice che non si siederà al tavolo dei colloqui se non cesseranno prima le violenze sui manifestanti. "Tre giorni appena, e abbiamo già 220 martiri e ancora li stiamo contando", recitava uno striscione portato da manifestanti, venerdì a Damasco. "Sì al dialogo. Ma solo dopo la caduta del regime". DAMASCO BLOCCA IL WEBIl regime siriano di Bashar el Assad sta bloccando il web ricorrendo ad un sistema di filtraggio realizzato da una società californiana, in apparente violazione dell'embargo Usa. Quest'ultima, la Blue Coat Systems, si è difesa sostenendo in realtà di aver venduto gli apparati all'Iraq e di non sapere come sia finito a Damasco. La compagnia riferisce che almeno 13 dei 14 sistemi di censura della rete destinati a Baghdad vengono usati in Siria.

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