mercoledì 26 dicembre 2012
Dopo il massacro del panificio del 24 dicembre (300 vittime) e il bombardamento di ieri a Raqqa (29 morti, tra i quali 17 bambini), il generale Abdul-Aziz Jassem al-Shallal, capo della polizia militare, disertore e ora unito ai ribelli, denuncia l'uso delle armi chimiche un attacco sferrato dalle milizie di Assad alla vigilia di Natale.
COMMENTA E CONDIVIDI

Non si arrestano gli orrori della guerra in Siria. Dopo il massacro del panificio del 24 dicembre (costato la vita a 300 persone), e il bombardamento di Raqqa (20 vittime, tra cui otto bambini), un generale disertore ha denunciato l'uso di armi chimiche da parte delle milizie fedeli ad Assad. Il maggior generale Abdulaziz Jassim al-Shalal, già capo della polizia militare siriana, nei giorni scorsi ha disertato ed è passato con i ribelli. Con un video - pubblicato dalla tv Al Arabiya - il generale ha spiegato di aver abbandonato il regime perchè esso «ha deviato dalla sua missione fondamentale di proteggere la nazione», trasformandosi in una cricca di assassini. Il generale punta direttamente il dito contro il regime di Assad, accusandolo di aver usato armi chimiche, proprio la vigilia di Natale durante un attacco nella città di Homs. Se confermata, la notizia rappresenterebbe uno spartiacque. La comunità internazionale, Stati Uniti e Nato in testa, hanno da tempo avvertito il regime siriano che l'uso di armi chimiche non sarebbe tollerato e aprirebbe la strada ad un intervento militare per proteggere la popolazione.È di 84 uccisi il bilancio parziale delle vittime oggi in Siria: tra loro 21 bambini, 17 dei quali nel massacro di al-Qahtania, in provincia di Raqqa. Lo riferiscono i comitati locali anti-regime (Lcc). Gli attivisti di al-Qahtaniapubblicano l'elenco dettagliato delle 17 vittime: oltre la metà aveva meno di 10 anni, il più piccolo un anno. A questi si aggiungono altre due vittime, di 18 e 19 anni. Gli Lcc, che aggiornano il bilancio complessivo a 29 morti, tra i quali tre donne, affermano che i feriti sono dozzine.Gli attivisti accusano la 17/a divisione dell'Esercito: dalla loro base hanno lanciato missili e colpi di artiglieria. Sono oltre 45 mila, di cui 30 mila civili, i morti dei 21 mesi di violenze in Siria. Il bilancio arriva dall'Osservatorio siriano dei diritti umani (Osdh) secondo il quale sono almeno 31.544 i civili morti dal 15 marzo 2011, anche se tra questi ci sono anche coloro che hanno preso le armi, passando nelle fila dei ribelli, contro il regime di Bashar al Assad. Il numero di soldati uccisi è invece di 11.217, riferisce la stessa fonte stimando in 1.511 i disertori.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: