lunedì 20 gennaio 2014
​Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, invita l'Iran, ma l'opposizione siriana si oppone con durezza: «Teheran ritiri prima i suoi uomini che combattono con Assad». Contrari anche gli Usa.
LA SCHEDA La Conferenza di Ginevra
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A due giorni dall'apertura a Ginevra della Conferenza di pace sulla Siria il clima appare infuocato. Tanto che si potrebbe temere uno stop all'inizio delle trattative. L'ultimo "casus belli" è stato fornito dall'invito a partecipare che il segretario dell'Onu, Ban Ki-moon, ha avanzato all'Iran. Teheran ha prontamente accettato. Ma all'opposizione siriana riunita nella Coalizione nazionale non ha gradito. Anzi ha fatto sapere che non parteciperà a quella che viene anche chiamata Ginevra 2 se l'Onu non ritirerà l'invito all'Iran. E ha condizionato la propria presenza al ritiro degli uomini di Teheran che combattono a fianco del presidente Bashar al-Assad e si impegnerà ad accettare l'istituzione di un governo siriano di transizione, previsto dal cosiddetto Comunicato di Ginevra 1. La stessa posizione è stata assunta dagli Stati Uniti, che si è detto contrario alla partecipazione di una delegazione iraniana, senza una sua preventiva accettazione di quanto deciso a Ginevra nella fase 1. Ma l'Iran ha rifiutato queste precondizione. Secca la replica del segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, alle reazioni internazionali seguite al suo invito all'Iran : «Vorrei ricordare a tutti coloro che sono coinvolti nei colloqui di pace sulla Siria di tenere bene in mente i bisogni e le aspettative del popolo del Paese mediorientale». Intanto in Siria si continua a combattere e a morire. Un'altra autobomba è esplosa oggi a Membej, nella provincia siriana di Aleppo vicino al confine con la Turchia. Ci sarebbero almeno 1 morto e 10 feriti. L'attentato è avvenuto davanti alla sede di un gruppo ribelle jihadista che si è impadronito della città espellendone i qaedisti dello Stato islamico dell'Iraq e del levante (Isis). In precedenza altre fonti avevano detto che due autobomba erano esplose vicino a Bab al Hawa, al confine con la Turchia nella provincia di Idlib. I jihadisti dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (Isis) che hanno preso il controllo della città siriana di Raqqa, hanno imposto divieti contro la musica e messo al bando il fumo. Il gruppo ribelle ha deciso di "vietare la vendita dei cd musicali, degli apparecchi per riprodurre musica e la diffusione di canzoni in tutte le macchine, gli autobus e i negozi", si legge in un comunicato postato sui siti web jihadisti. L'Isis inoltre, ha deciso di "applicare la sharia", ovvero la legge islamica, vietando anche la vendita di sigarette e pipe. Secondo le nuove disposizioni, che ricordano quelle del regime talebano in Afghanistan al potere fino al 2001, suonare strumenti e cantare sono "proibiti dall'Islam perché distraggono dal pensiero di Dio e del Corano".

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