martedì 21 agosto 2012
Sale a 152 morti il bilancio odierno delle vittime in Siria. Quaranta cadaveri sono stati trovati nei sotterranei di una moschea a Mouadamyia, per i ribelli si tratta delle vittime di un'esecuzione. L'allarme della Caritas: ​«Sempre più difficile per la popolazione trovare viveri e medicinali, anche di notte». Tra Libano e Giordania, oltre 2 milioni di profughi.
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Sale a 152, secondo gli attivisti anti-regime, il bilancio dei morti oggi in Siria: lo riferiscono i comitati di coordinamento locali, precisando che tra le vittime ci sono anche donne e bambini. Secondo gli attivisti, 93 persone sono state uccise a Damasco e nei suoi sobborghi, la gran parte a Muaddamiya, altre 19 a Daraa, la gran parte a Herak dove il Cns ha denunciato una «catastrofe umanitaria». Diciannove i morti ad Aleppo, 12 a Dayr az Zor, 5 a Homs, 2 a Lattakia, 1 a Idlid e Hama. Inoltre, i corpi di una quarantina di persone, giustiziate con colpi di arma da fuoco alla testa, sono stati rinvenuti oggi nei pressi di Damasco. Lo riferiscono i Comitati di coordinamento locali, precisando che i corpi sono stati trovati nei sotterranei della moschea Omar di Muaddamiya, sobborgo a sud-ovest della capitale. Si tratterebbe di una vera e propria esecuzione«DAMASCO, CITTA' ASFISSIATA». Si aggravano le difficoltà della popolazione in Siria e cresce il numero dei rifugiati in Libano e Giordania, attualmente stimati in 2 milioni di persone su circa 20 milioni di siriani. È il drammatico quadro della situazione fornito dalla Caritas. «Damasco è una città asfissiata - è il grido di allarme che arriva da Rosette Hechaimè, coordinatrice delle Caritas del Medio Oriente - mentre proseguono le violenze si aggravano le condizioni della popolazione e le difficoltà di trovare viveri e medicinali, cercati anche di notte e di nascosto».In Libano - rende noto Caritas Italiana - le zone di confine con la Siria sono poco sicure e Caritas Libano ha dovuto limitare le sue attività e per la prima volta annullare un tradizionale campo estivo per i giovani dei paesi arabi. Verso la Giordania poi si sta dirigendo una nuova ondata di rifugiati siriani, che ormai in questo paese hanno superato le 160.000 unità, cifra molto rilevante in rapporto ai 5 milioni di abitanti e a un territorio per due terzi desertico.Caritas Libano e Caritas Giordania sono impegnate su più fronti, oltre a quelli di immediata assistenza, incollaborazione con le autorità, ma la situazione si aggrava sempre più. Migliaia di rifugiati chiedono aiuto alla Caritas per far fronte ai prezzi esorbitanti dei beni di prima necessità e alla piaga del lavoro minorile, e vengono segnalati casi di matrimoni forzati di bambine di 11 anni vendute dalle famiglie di appartenenza, rende noto la Caritas.
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