giovedì 11 agosto 2016
Secondi i Servizi russi, unità speciali ucraine stanno «tentando di «destabilizzare» la situazione. La smentita: «Tutto falso». La denuncia di monsignor Gugerotti: «Non va di moda parlare di questo Paese “scomodo” per tutti».
Torna la tensione tra Mosca e Kiev
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L’Ucraina è passata dai negoziati al terrorismo. A parlare così è il presidente russo, Vladimir Putin. Il capo del Cremlino, ieri, ha accusato l’Ucraina di aver tentato di effettuare un’incursione nella penisola di Crimea, annessa da Mosca nel 2014, e ha detto di aver sventato «attentati terroristici». «Si tratta di una notizia estremamente preoccupante.

I nostri servizi di sicurezza sono riusciti a ostacolare un’incursione nel (nostro) territorio a opera di una squadra di sabotatori del ministero della Difesa ucraino – ha dichiarato Putin, nel corso di un incontro con l’omologo dell’Armenia, Serzh Sargsjan, in visita in Russia –. È evidente che l’Ucraina per risolvere i problemi sta passando dai negoziati al terrorismo». Secondo il Servizio federale di sicurezza (Fsb), i Servizi segreti russi, l’azione sarebbe stata compiuta domenica 7 agosto nella località di Armiansk, al confine tra Crimea e Ucraina, dove «sono stati trovati 20 artefatti esplosivi con una potenza totale pari a 40 chili di tritolo, detonatori, munizioni, mine antiuomo, granate e armi con cui sono armate le unità speciali delle forze armate ucraine». Secondo l’Fsb, che ha ricostruito la dinamica dell’episodio, unità speciali di Kiev si sono infiltrate in Crimea per colpire e tornare in territorio ucraino contando sull’appoggio di blindati dal territorio nazionale di Kiev, i cui spari hanno ucciso un soldato russo.

L’obiettivo sarebbe «destabilizzare » la situazione socio-politica durante le elezioni federali e regionali del 18 settembre. Non si è fatta attendere la risposta di Kiev, che attraverso il ministro della Difesa ha fatto sapere che «questa informazione è falsa». Putin ha invece annunciato ulteriori misure di sicurezza in Crimea, in particolare per le infrastrutture, oltre che per i cittadini. Sulla situazione in Ucraina è intervenuto monsignor Claudio Gugerotti, nunzio apostolico in Ucraina, secondo cui c’è il «rischio di una guerra tra poveri». Nel Paese, negli ultimi giorni, «sono ripresi i conflitti armati e anche le vittime». Intervenendo a Radio Vaticana, il nunzio ha spiegato che «per ragioni politiche, non è di moda parlare dell’Ucraina perché questa è una terra che ha peggiorato, diciamo, le difficoltà esistenti tra Stati Uniti e Europa, da una parte, e Russia dall’altra, mettendo in scacco entrambe.

E quindi parlarne è come parlare dei propri fallimenti». Il nunzio apostolico in Ucraina ha spiegato le ragioni di tale silenzio, definito «totalmente spontaneo». «Nel senso che – ha dichiarato monsignor Gugerotti – l’Ucraina, prima in area russa, ha deciso, anche per una pressione esercitata dalle comunità occidentali, di rivolgersi verso Europa e Stati Uniti. C’è stato il fenomeno di Maidan, c’è stata quindi de facto una separazione dalla Russia con tutte le ricadute dal punto di vista economico.

Ma dall’altra parte, per varie ragioni che sarebbero lunghe da spiegare, l’Occidente non è subentrato al posto della Russia per tentare di rendere agibile la vita delle persone di qui». Secondo il nunzio, Kiev adesso «ha perso su tutti i fronti», poiché «dopo la guerra è arrivata la povertà». «Un elemento che dà un’idea – ha proseguito – sono gli stipendi: se prima di Maidan erano mediamente a 100, oggi sono a 25 come valore. E il rischio è che, se questa situazione non si sblocca, nasca una guerra tra poveri».

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