mercoledì 22 luglio 2015
Sieropositiva alla nascita, era stata curata a 3 mesi. A 6 anni lo stop. Ora, a 18 anni, i livelli sono ai minimi.
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È possibile. Anche se per ora è accaduto una sola volta. Gli esperti internazionali  sono cautamente ottimisti dopo la rivelazione avvenuta lunedì sera alla conferenza dell’International Aids Society di Vancouver. Nel corso dell’incontro, Asier Saez-Cirion, dell’Istituto Pasteur di Parigi, ha presentato il primo caso mondiale di regressione del virus da 12 anni. La paziente – una giovane ora 18enne – è sieropositiva dalla nascita, a causa del contagio da parte della madre. Ad appena tre mesi, i medici hanno iniziato a somministrarle quattro tipo di antiretrovirali. Quando la piccola aveva poco più di sei anni, però, i familiari decisero di sospendere il trattamento. Dodici anni dopo, il suo livello di Hiv è così basso da non poter nemmeno essere rilevato. Non si tratta di una vera e propria guarigione. E il virus – gli scienziati ne sono consapevoli – potrebbe riprendere ad attaccare, imprevedibilmente. La ragazza, però, di fatto, è, al momento, in buona salute anche senza farmaci. Non era mai accaduta una remissione per un periodo così prolungato del virus in un bambino sieropositivo. Il che dimostra come ciò sia quanto meno possibile – benché rarissimo –, proprio come nel caso degli adulti. Fra quanti hanno contratto l’Hiv da grandi, si sono già registrati episodi di “remissioni di lungo corso”, anche 13 anni. Gli esperti non si spiegano che cosa abbia determinato l’arretramento nell’adolescente francese, di cui non è stato rivelato il nome. Probabilmente, il mix di farmaci somministrateli in tenerissima età è riuscito a stroncare l’infezione. Secondo Sharon Lewin, dell’Università di Melbourne, il fatto costituisce un precedente importante nella cura dell’Aids. Dello stesso parere Jean-François Delfraussy, direttore dell’Agenzia nazionale francese per la ricerca sull’Aids. «L’episodio deve indurre i medici a somministrare trattamenti antiretrovirali a neonati di madri sieropositive subito dopo la nascita», ha detto lo studioso. Su questa linea, ieri, i più grandi centri mondiali specializzati in Haiv pediatrico – dalla John Hopkins University alla Thai Red Cross Aids Research Center – si sono uniti nel consorzio internazionale Epiical, con l’obiettivo di monitorare i bimbi trattati precocemente con antiretrovirali e sottoposti a sperimentazioni cliniche, tra cui il vaccino messo a punto, primo al mondo, dai ricercatori del Bambin Gesù. La sfida, ora, è quella di trovare casi analoghi, in modo da comprendere che cosa determini la remissione, come ha affermato la Nobel Francoise Barre- Sinoussi. Quest’ultima di per se non è una novità assoluta. Nel marzo 2013, gli scienziati si entusiasmarono per la “Missisipi Baby”.  In quest’ultima, il trattamento tempestivo subito dopo la nascita, nel 2010, aveva praticamente azzerato la presenza dell’Hiv. L’ottimismo generale si spense meno di un anno dopo quando, dopo due anni di effettiva remissione, nel luglio 2014, il livello del virus riprese ad aumentare. E la piccola fu costretta a riprendere i farmaci. Nel caso francese, però, si assiste a un arretramento di straordinaria durata. Ed è questo a far sperare gli esperti.
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