domenica 27 marzo 2016
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BRUXELLES Igoverni europei non hanno ancora pienamente compreso la gravità della minaccia terroristica, e lasciano i servizi d’intelligence a corto di uomini e mezzi. È tagliente il giudizio di Eric Dénécé, direttore del Cf2r (Centro francese di ricerca sull’intelligence), con un passato nei servizi francesi militari di Parigi. «Vede – spiega –, il fatto che non si siano potuti prevenire attentati come questo di Bruxelles o quello del 13 novembre a Parigi, non è colpa dei servizi, ma delle leggi che legano le mani, costringendo spesso a lasciare sospetti a piede libero, e della politica che non pensa a modificare le normative. E continuano a non dotare i servizi di mezzi e personale adeguato». Davvero i servizi sono insufficienti alla minaccia? Le faccio un esempio. Israele, con una storia di grande successo nella lotta al terrorismo, ha 13mila agenti. La Francia, che è un Paese molto più grande, ne ha solo 14mila. Il Belgio è ancora più debole su questo fronte, per tradizione e storia, e non ha aumentato il bilancio come sarebbe stato necessario. D’accordo, ma almeno la Francia ha dichiarato lo stato d’emergenza. Può sembrare paradossale, ma proprio lo stato d’emergenza non è di grande aiuto. Anzi: aumenta a dismisura il lavoro di intelligence e polizia, senza che il personale sia stato rafforzato. Dunque neppure gli attentati di Parigi e Bruxelles hanno aperto gli occhi ai governi? Purtroppo è così. Aggiungo che non lo hanno fatto neppure quelli di New York, Londra, Madrid. Sono trent’anni che i servizi europei avvertono la politica dell’aumento della minaccia terroristica ma i governi non ascoltano. Vuol dire che staremo a guardare senza poter far niente? Certamente servizi e forze di sicurezza si stanno impegnando al massimo, ma ormai è difficile a breve termine essere davvero all’altezza della situazione. Gli americani hanno cominciato a rafforzare i propri apparati di intelligence e sicurezza già dopo l’11 settembre, mentre gli europei hanno perso tempo prezioso. Anche se cominciassero immediatamente a fornire mezzi e personale necessario, ci vorrebbero comunque tre- quattro anni. Perché bisogna imbandire i concorsi, formare il personale. Si parla molto della necessità di una migliore cooperazione a livello europeo… È importante, ma secondario. La prima cosa è che i servizi di ogni Paese siano messi in condizione di lavorare meglio. Perché se restano deboli, anche la cooperazione europea non aiuterà. Aggiungo che l’Europa deve cambiare la sua politica estera. Non possiamo continuare a sostenere paesi come l’Arabia Saudita e il Qatar, ma ormai, purtroppo, forse anche la Turchia, molto ambigui sulla lotta al terrorismo. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’analista Eric Dénécé
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