sabato 2 luglio 2016
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L'Austria torna al voto, l’insidia dei nazionalismi
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Solo poco più di un mese fa Bruxelles e le principali cancellerie europee avevano tirato un sospiro di sollievo. Invece no, in Austria lo spettro di una presidente austriaco proveniente dalla destra populista e xenofoba dei liberal-nazionali (Fpö) è tornato, di colpo a gravare su un continente già alle prese con la Brexit. Lo stesso ormai ex presidente in pectore, il verde Alexander Van der Bellen, ieri ha ammesso che la Brexit avrà un ruolo nella campagna elettorale. E certamente sarà così per la destra populista e anti-Ue dei liberal-nazionali, di cui fa parte lo sfidante Norbert Hofer, che in passato ha ventilato un referendum sull’Ue.  Al momento la maggioranza degli austriaci non sembra incline a lasciare l’Ue, ma il trend generale in Europa è decisamente preoccupante, e ogni vittoria per la destra nazionalista e anti-europeista è un rischio per la stessa sussistenza del progetto europeo. Se vincesse, Hofer sarebbe il primo capo di Stato di un Paese dell’Europa occidentale proveniente dalle fila della destra popu-lista anti-Ue (il maggior esponente, al momento, è il presidente polacco Andrzej Duda). Tutti sanno, oltretutto, che una vittoria di Hofer tirerebbe la volata al leader Fpö Heinz-Christian Strache, già in testa nei sondaggi, si vota al più tardi nel 2018, ma forse già nel 2017.  Un cancelliere austriaco liberal-nazionale sarebbe un cataclisma. Inescando un possibile e tanto paventato effetto domino. Del resto l’Austria è solo l’ennesimo sintomo di un male che sta colpendo tutta l’Europa, ovunque avanzano le destre anti-Ue, e ovunque echeggiano richiami per un referendum per uscire dall’Unione: in Francia – la leader del Front National Marine Le Pen lo ha promesso se vincerà le presidenziali nel 2017 – ma anche in Italia, Svezia, in Danimarca, in Olanda (anche qui si vota il prossimo anno e sono in testa gli anti- Ue di Geert Wilders).  Nell’Est Europa il quadro non è meno preoccupante: in Polonia governa il Partito del Diritto e della Giustizia ultra-nazionalista ed euroscettico, in Slovacchia il premier Robert Fico (presidente di turno Ue da ieri) che si ribella al diritto europeo e ha indetto un referendum “sui migranti”; in Ungheria il volitivo Viktor Orban che mostra un volto sempre più autoritario e nazionalista. Nella Repubblica Ceca, il presidente Milos Zeman ha proposto addirittura un referendum per uscire da Ue e Nato. È un vento impetuoso che minaccia un tornado, di fronte al quale nessuno sa che risposte dare.
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