martedì 5 aprile 2022
Von der Leyen: le immagini strazianti non resteranno senza una risposta. Michel: scioccati dalle atrocità commesse dai russi Agire sull’energia. Ma sul gas c’è divisione
Dipendenti del Comune trasportano un civile ucciso in un sacco per le salme, mentre, in primo piano, un altro cadavere giace ancora a terra nella città di Bucha, non lontano dalla capitale ucraina Kiev.  Le stragi denunciate nel Nord del Paese invaso hanno suscitato indignazione in tutto il mondo

Dipendenti del Comune trasportano un civile ucciso in un sacco per le salme, mentre, in primo piano, un altro cadavere giace ancora a terra nella città di Bucha, non lontano dalla capitale ucraina Kiev. Le stragi denunciate nel Nord del Paese invaso hanno suscitato indignazione in tutto il mondo - Afp

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L’orrore di Bucha ha sconvolto l’Europa e ora la Ue è più che mai decisa a imporre una quinta tornata di sanzioni alla Russia. «Scioccato dalle spaventose immagini delle atrocità commesse dall’esercito russo – scrive il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel su Twitter – , ulteriori sanzioni Ue e sostegno (per l’Ucraina, ndr) sono in preparazione». «Le immagini strazianti – ha tuonato anche la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen – non possono rimanere e non rimarranno senza risposta». Il presidente francese Emmanuel Macron, che detiene la presidenza di turno Ue, parla di «chiare indicazioni di crimini di guerra». «Quel che è accaduto a Bucha – ha dichiarato – richiede una nuova tornata di sanzioni e misure molto chiare, ci coordineremo con i partner europei, soprattutto con la Germania ».

Von der Leyen ha annunciato di aver istituito, «assieme all’Ucraina, un team investigativo per raccogliere prove su crimini di guerra e crimini contro l’umanità». Sull’urgenza di nuove sanzioni sono tutti d’accordo, non però sul contenuto, di cui discutono oggi i ministri finanziari all’Ecofin e poi domani gli ambasciatori degli Stati Ue. Su alcuni aspetti non ci sono problemi, come l’allungamento della lista nera delle personalità russe colpite da misure individuali o ulteriori strumenti per impedire scappatoie alle sanzioni già esistenti. Sul tavolo anche la possibile inclusione di nuove banche nella lista di quelle tagliate fuori dal sistema di interconnessione Swift.

Tra le ipotesi pure la chiusura dei porti Ue alle navi russe, anche se su questo non mancano i dubbi di alcuni Stati membri. La vera battaglia, però, è sull’energia: petrolio, carbone e soprattutto gas. Gli 800 milioni di euro al giorno che gli europei versano a Mosca per il gas sono decisivi per il finanziamento della guerra di Putin. La Commissione Europea, incaricata di preparare le sanzioni, studia l’ipotesi. «Per noi – ha dichiarato il commissario all’Economia Paolo Gentiloni – nessuna misura è esclusa e ora è più vero che mai. Stavamo già preparando un ulteriore pacchetto di sanzioni e vedremo se ci saranno le condizioni politiche per allargarlo». La Commissione, gli ha fatto eco il vicepresidente Valdis Dombrovskis, sta valutando «tutti gli scenari», incluso quello di uno stop completo del gas russo.

E qui, sottolinea, «la conclusione è che, non senza problemi, è possibile affrontare tale situazione». In linea di principio c’è una diffusa consapevolezza nell’Ue che si debba colpire anche il settore energetico. Questione su cui preme l’Ucraina, ma anche vari Stati dell’Est. La Lituania, Repubblica ex sovietica finora molto dipendente dal gas russo, ha annunciato di aver bloccato le importazioni del metano dalla Russia, puntando su quello liquido, a breve dovrebbero seguirla Estonia e Lettonia. La Polonia ha già deciso uno stop al carbone russo. Il problema è però nella tempistica.

Per uno stop immediato soprattutto al gas resta il no secco di Germania, Austria, Slovacchia, Ungheria (e per le sanzioni serve l’unanimità). «Vogliamo essere meno dipendenti dalle importazioni di energia dalla Russia in poco tempo – ha detto il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner – la Germania sosterrà ulteriori sanzioni, dobbiamo fare più pressione su Putin e tagliare i legami economici ». Tuttavia, ha precisato, «non è possibile tagliare il gas russo nell’immediato». Proprio ieri, peraltro, il governo di Berlino ha annunciato di aver temporaneamente preso controllo della controllata tedesca di Gazprom, per «proteggere la sicurezza pubblica e mantenere la sicurezza nell’approvvigionamento ».

No all’embargo anche da Vienna: «L’Austria – ha dichiarato il ministro delle Finanze, Magnus Brunner – non è a favore. Siamo molto dipendenti dal gas russo e penso che tutte le sanzioni che colpiscono noi più di quanto colpiscano la Russia non sarebbero giuste». A Bruxelles si sente parlare in questi giorni soprattutto di petrolio e carbone, il cui taglio sarebbe meno problematico. «Ritengo – ha dichiarato Macron – che su petrolio e carbone dovremo avanzare». Anche qui, però, manca l’unanimità.

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