venerdì 5 febbraio 2021
L'allarme di Unicef e Pam: "Nei Paesi poveri in questi mesi di lockdown si sono persi 39 miliardi di pasti scolastici"
Un alunno in una scuola di Jammu, in India

Un alunno in una scuola di Jammu, in India - Ansa

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Chi ha visitato una qualsiasi scuola africana lo sa: proprio accanto alle aule, in un piccolo spazio all'aperto, fin dal primo mattino un gruppo di donne prepara il fuoco sotto enormi calderoni. Mentre nugoli di bambini si spartiscono i pochi metri quadrati di aule modeste, ma al tempo stesso curate, o anche solo l'ombra di enormi alberi sotto ai quali si fa lezione, il calore della legna fa il suo dovere, trasformando farina di mais e acqua nell'alimento base della dieta quotidiana. In Malawi è la nsima, in Uganda il posho, in Kenya e Tanzania l'ugali. Termini diversi per indicare questa sorta di polenta nutriente e a basso costo, accompagnata da un misto di verdure e qualche pezzetto di carne o pesce. Mentre i genitori sono nei campi, il momento del pranzo a scuola assume per gli alunni africani una rilevanza cruciale. In pochi hanno fatto colazione al mattino presto a casa, pur dovendo spesso affrontare qualche chilometro a piedi per raggiungere la scuola. In pochi avranno assicurato un pasto completo la sera a casa. Per questo frequentare la scuola, a queste latitudini, è qualcosa di più che andare a lezione: significa in molti casi poter contare sull'unico vero pasto della giornata, in gran parte assicurato dalle donazioni delle organizzazioni internazionali.

La pandemia di Covid-19, pur avendo fatto in Africa meno vittime (almeno a livello ufficiale) che in altri continenti, da questo punto di vista qui ha picchiato duro. I lockdown che per mesi hanno chiuso le scuole hanno infatti inciso non solo su un'economia informale che trae forza dall'incontro quotidiano con l'altro, ma anche sulla regolare nutrizione dei bambini. Un allarme che già era stato lanciato da missionari e organizzazioni internazionali e che ora viene «certificato» da un rapporto lanciato dall'Unicef e dal Programma alimentare mondiale (Pam) dell'Onu. Lo studio («Covid-19: Missing More Than a Classroom») rivela infatti che dall'inizio della pandemia nei Paesi poveri sono andati «persi» 39 miliardi di pasti scolastici. Secondo gli esperti, 370 milioni di bambini nel mondo hanno perso il 40% dei pasti scolastici da quando le restrizioni causate dal Covid-19 hanno causato la chiusura delle scuole. È per questo che Unicef e Pam chiedono urgentemente ai governi di riaprire le scuole e assicurarsi che i bisogni di salute, cibo e nutrizione dei bambini vengano soddisfatti con ampi programmi di refezione scolastica.

Analoghe indicazioni, non riferite soltanto ai bambini, sono arrivate ieri anche dall'Ong italiana Mani Tese in Guinea Bissau. Secondo una sua indagine, infatti, nel Paese il consumo di cibo tra le famiglie si è ridotto da tre a due pasti al giorno, a causa delle restrizioni necessarie per la prevenzione del Covid-19. Il reddito familiare si è ridotto per la sospensione delle fiere e per la chiusura delle frontiere, che hanno ridotto di molto il commercio. Si spera anche qui, come nel resto del continente, nell'arrivo del vaccino, ma i tempi non saranno rapidi. Mentre i Paesi ricchi proseguono nelle loro campagne di vaccinazione, l'Africa potrebbe impiegare fino a tre anni per immunizzare il 60% dei suoi 1,3 miliardi di abitanti. Proprio in questi giorni l'Unione Africana si è assicurata altre 400 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca, in aggiunta alle 270 milioni di dosi già prenotate, ma solo 50 milioni di dosi saranno disponibili da qui a giugno.

Oltre all'Ua e ai singoli Stati si muove anche la Covax, l'iniziativa promossa dall'Oms per un equo accesso ai vaccini anti-Covid-19. Il suo piano prevede di assegnare una prima tranche di 337 milioni di dosi ai Paesi più poveri (non solo africani) nella prima metà del 2021, un'assegnazione che coprirà però in media solo il 3,3% della popolazione totale di oltre 140 Paesi che accederanno al primo ciclo di consegne. In totale l'Africa dovrebbe ricevere dalla Covax 600 milioni di dosi di vaccino. Non tutte, però, saranno disponibili quest'anno: vi rientrano, ad esempio, 500 milioni di dosi del candidato vaccino sperimentale di Johnson & Johnson, con consegne finali previste solo nel 2022.

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