lunedì 25 febbraio 2013
​Scontri, proteste, scioperi della fame. Dopo la morte di un detenuto palestinese, si alza nuovamente la tensione nei Territori. Arafat Jaradat, 30 anni, è morto sabato dopo pranzo a causa di un “malessere” nella prigione di Megiddo, nel nord del Paese.
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Rabbia e vampate d'intifada oggi in Cisgiordania, dove almeno 10mila palestinesi - gente comune e militanti di tutte le fazioni politiche - hanno seguito a Sair il feretro di Arafat Jaradat, il giovane palestinese morto sabato in circostanze sospette in una cella israeliana. Un un funerale segnato da tensione e spari in aria.  Sullo sfondo di una giornata di proteste e scontri sfociati nel ferimento di due tredicenni palestinesi, colpiti dal fuoco dell'esercito israeliano in due episodi distinti. Per l'occasione sono ricomparsi in pubblico, dopo una lunga assenza, i miliziani delle Brigate dei martiri di al-Aqsa, la costola armata di al-Fatah di Abu Mazen, mai a loro agio con la linea diplomatica del presidente dell'Autorità palestinese (Anp), che hanno minacciato ritorsioni contro lo Stato ebraico.    «Israele vuole portarci al caos», ha denunciato a sua volta Abu Mazen, in un incontro con i vertici del suo partito a Ramallah, pur assicurando di essere deciso a mantenere la protesta entro limiti controllabili. «Israele non riuscirà nel suo intento", ha concluso il leader palestinese, assicurando di fatto che l'Anp - come chiede il premier israeliano Benyamin Netanyahu - cercherà di tenere le redini della situazione.  Lo stesso Netanyahu e il ministro della Difesa Ehud Barak  hanno seguito gli sviluppi sul terreno ora per ora, con preoccupazione crescente, nel timore che possa sprigionarsi davvero una nuova rivolta popolare su vasta scala.La morte di Jaradat ha toccato il tasto più dolente in ogni famiglia palestinese: quello dei "prigionieri". Ieri, altermine di un'autopsia, il ministro palestinese Issa Qaraqe ha imputato la morte di Jaradat a sevizie patite nelle prigioni di Jalame e Megiddo, nel nord di Israele. Il ministero israeliano della Sanità ha respinto le accuse, sostenendo che sul corpo non c'erano tracce evidenti di violenze e consigliando di attendere l'esito definitivo delle indagini. Ma la conferma dell'individuazione di due costole rotte (che Israele riconduce a maldestre manovre di rianimazione) rinfocola i sospetti. Mentre i familiari di Jaradat denunciano tumefazioni sul volto.Proteste ai funerali, due ragazzi feritiE così, quando oggi nel villaggio di Sair è giunta la sua salma (avvolta nella bandiera nazionale palestinese, scortata da ufficiali e da dignitari dell'Anp), l'ira della gente è esplosa incontenibile. Da più parti sono stati scanditi slogan di collera verso Israele, ritmati insieme dai militanti di al-Fatah (la grande maggioranza) con quelli delle fazioni della sinistra marxista, ma anche con i vecchi rivali dei gruppi islamici.Per tutta la mattinata la zona della Cisgiordania compresa fra Betlemme e Hebron è stata chiusa al traffico ebraico, nel timore che non fosse possibile difendere l'incolumità dei coloni. In seguito incidenti sono divampati pure a Hebron (dove per ore si sono avuti scontri fra dimostranti ed esercito), a Nablus, a Ramallah, a Betlemme. In questa ultima località le violenze si sono concentrate nel campo profughi Aida, dove un adolescente di 13-14 anni è stato colpito al ventre da due proiettili sparati da militari israeliani che fronteggiavano la folla. Il ragazzo è stato portato in un vicino ospedale in condizioni "molto gravi". Nelle stesse ore un suo coetaneo è stato ferito, pure in forma grave, a Nablus.  Intanto nelle carceri israeliane prosegue lo sciopero della fame di centinaia di reclusi, unitisi ai 4 che rifiutano il rancio da mesi per protestare contro le condizioni detentive. E fonti dell'Anp avvertono che - dopo l'ammissione della Palestina come Stato osservatore all'Onu - il caso Jaradat potrebbe essere presto portato alla Corte Penale internazionale.
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