sabato 25 gennaio 2020
Almeno 41 le vittime, anche un medico di prima linea. Oltre 1.400 i contagiati, 3 casi in Francia. Chiusi i cinema per il Capodanno. L'Oms: per ora non è emergenza sanitaria internazionale
Alcuni passeggeri con la mascherina alla stazione di Pechino

Alcuni passeggeri con la mascherina alla stazione di Pechino - (Ansa)

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Crescono le cifre ufficiali del contagio da coronavirus in tutta la Cina. Il governo ha confermato il bilancio di 41 morti (di cui 39 nella sola provincia di Hubei), mentre i casi accertati diventano 1.372. A livello mondiale i casi sono 1.409. Gli Stati Uniti hanno predisposto l'evacuazione dei connazionali da Wuhan, la città dello Hubei da cui è partita l'epidemia e che è stata isolata. Francia e Russia si apprestano a fare altrettanto.

Il presidente Xi Jinping, in una riunione del comitato permanente dei vertici del Politburo del partito comunista cinese, ha definitivo «grave» la situazione e ha detto che il virus «sta accelerando». Ma ha anche assicurato che la Cina può «vincere la battaglia». «Finché avremo fiducia costante, lavoreremo insieme, con prevenzione e cure scientifiche e politiche precise, saremo sicuramente in grado di vincere», ha detto. Vietati, da lunedì 27, i viaggi organizzati all'estero, mentre i tour organizzati all'interno della Cina sono stati sospesi ieri.

Il presidente cinese Xi Jinping

Il presidente cinese Xi Jinping - Reuters

Si preparano nuovi ospedali e migliaia di posti letto

Le autorità di Wuhan annunciano la costruzione di un secondo ospedale per la cura dei pazienti affetti dal coronavirus. Conterrà 1.300 posti letti e sarà pronto in due settimane; si aggiungerà all'altra struttura da mille posti letto la cui costruzione è cominciata nella notte tra il 23 e il 24 gennaio e dovrebbe essere ultimata, a tempo di record, entro il 3 febbraio. Le autorità sanitarie di Wuhan hanno inoltre deciso di requisire 10mila posti letto da 24 ospedali da destinare alla cura di chi è sospetto di avere contratto il virus.

Secondo un gruppo di ricercatori dell'università di Lancaster, in Gran Bretagna, sono possibili fino a 350mila nuovi contagi nel giro di due settimane, i casi identificati sarebbero solo il 5,1%.

Scavi per la costruzione di un nuovo ospedali alla periferia di Wuhan

Scavi per la costruzione di un nuovo ospedali alla periferia di Wuhan - Reuters

Le vittime in Cina sono 41. Il virus arriva in Francia

Le autorità locali avevano parlato ieri di 26 morti, oggi il numero sale a 41. Tra le vittime, anche un medico ospedaliero che curava ammalati di polmonite anomala. A Wuhan ieri era deceduto un 36enne, senza precedenti malattie, che risulta la più giovane vittima. Il paziente, di cognome Li, era stato ricoverato il 9 gennaio con febbre alta e da successive analisi erano emersi un aumento dei globuli bianchi nel sangue e un'infezione a entrambi i polmoni. Nel bollettino medico pubblicato sul sito web della provincia interna dello Hubei non vengono segnalate condizioni di salute pre-esistenti alla malattia. Prima di lui, il più giovane paziente morto per il virus era una donna di 48 anni che soffriva di diabete.

Intanto si registra un secondo decesso da contagio fuori dall'area di Wuhan: una persona è deceduta a Heilongjiang, una provincia del Nord-est al confine con la Russia, a più di 1.800 km di distanza. L'altra vittima "lontano dall'epicentro" si è registrata a Hebei, vicino a Pechino.

Sono 29 i casi confermati a Pechino, dove le autorità sanitarie locali hanno innalzato il livello di allerta sanitarie al grado massimo: il livello 1. Hong Kong ha dichiarato l'epidemia «un'emergenza», il livello di allarme più alto della città.

Intanto il virus è arrivato anche in Australia: positivi 4 pazienti, tutti rientrati di recente dalla Cina e 3 direttamente da Wuhan. In Giappone i casi accertati salgono a tre, anche in Malesia 3, mentre la Thailandia conferma 7 casi. Tre casi accertati in Francia, unico Paese in Europa finora. Si tratta di viaggiatori rientrati di recenti dalla Cina, dalla zona dell'epidemia: un uomo di 48 anni ricoverato a Bordeaux e due persone «tra loro parenti» ricoverate a Parigi.

Un agente controlla la temperatura al casello di un'autostrada a Xianning

Un agente controlla la temperatura al casello di un'autostrada a Xianning - (Reuters)

Blocco dei trasporti: coinvolti in 56 milioni. Chiusa la Grande Muraglia

Le autorità cinesi hanno imposto il blocco ai trasporti oltre che a Wuhan anche in altre città, Xiaogan, Enshi e Zhijiang - tutte nella provincia di Hubei - portando così a oltre 56 milioni il numero di cittadini coinvolti dalle misure per contrastare l'emergenza. In molte di queste città è stata disposta anche la chiusura di luoghi aperti al pubblico come teatri o locali per il karaoke. È stato pure disposta la chiusura di alcune sezioni della Grande Muraglia per fronteggiare l'emergenza. Sono in totale 13 le città cinesi dove è stato imposto lo stop ai trasporti pubblici: si tratta città di Xianning, Xiaogan, Enshi e Zhijiang, Jingzhou, Huangshi, Qianjiang, Xiantao, Chibi, Ezhou, Huanggang e Lichuan, oltre alla città epicentro dell'epidemia, Wuhan, nell'Hubei.

Chiusi cinema per il Capodanno cinese, musei e i siti turistici

La provincia del Guangdong, in Cina, ha ordinato la chiusura di tutti i cinema. Sono stati così rovinati i piani dei grandi produttori cinematografici cinesi, costretti a cancellare l'uscita di diversi film nelle sale, programmati proprio durante le vacanze del Capodanno cinese, la stagione più ricca per il box office. Dopo la Città Proibita, a Pechino chiudono anche i principali luoghi di interesse culturale e turistico, tra cui il Museo nazionale, che affaccia su piazza Tiananmen e la Biblioteca Nazionale.

L'Oms: non è ancora emergenza di salute internazionale

L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha deciso che "non è il momento" di dichiarare un'emergenza di salute pubblica internazionale per l'epidemia causata dal nuovo coronavirus (2019-nCoV) in Cina che per il momento non ha causato contagi uomo-uomo fuori dal paese. Per ora l'Oms non raccomanda ampie restrizioni ai viaggi e al commercio. "Non dichiaro un'emergenza di salute pubblica internazionale", ha affermato il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus al termine di una nuova riunione, dopo quella di ieri, del Comitato d'emergenza indetta per valutare la portata dell'epidemia del nuovo virus. Per il presidente del Comitato dell'Oms, Didier Houssin, è troppo presto "per considerare questo evento come un'emergenza globale". "Sappiamo che esiste una trasmissione da uomo a uomo in Cina, ma per ora sembra limitata ai gruppi familiari e agli operatori sanitari che si prendono cura dei pazienti infetti. Al momento, non ci sono prove di trasmissione da uomo a uomo al di fuori della Cina, ma ciò non significa che non accadrà", ha detto il direttore generale dell'Oms.

Italia: già in atto misure in linea con indicazioni Oms

La task-force del Ministero della Salute sul coronavirus 2019-nCoV si è riunita ieri alla presenza del ministro, Roberto Speranza. Presenti, tra gli altri, anche i vertici degli aeroporti di Roma Fiumicino, di Milano Malpensa e la Protezione Civile. È stato discusso il documento ufficiale dell'WHO/OMS, divulgato giovedì, che ha deciso di non dichiarare al momento l'emergenza sanitaria globale e ha disposto alcune raccomandazioni. La task-force, informa il ministero, ha verificato che le misure adottate dall'Italia nei giorni scorsi erano già in linea con quanto indicato dalla stessa Organizzazione mondiale della sanità.

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