martedì 20 marzo 2018
È la prima volta che Sarkozy viene interrogato su un possibile finanziamento libico della sua campagna elettorale del 2007, dopo l'apertura dell'inchiesta nel 2013
Fermato Sarkozy, indagine su presunti finanziamenti libici
COMMENTA E CONDIVIDI

Le ombre giudiziarie si addensano più che mai attorno all’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, posto in stato di fermo questa mattina dalla polizia per essere interrogato a proposito dei sospetti di finanziamenti illeciti provenienti dal regime libico, durante la campagna presidenziale del 2007. Proprio quella che consegnò l’Eliseo all’ex astro neogollista, la cui parabola e reputazione politica negli anni successivi è stata poi molto segnata da presunti legami con diversi scandali politico-finanziari.

Sarkozy è sotto interrogatorio a Nanterre presso i locali della polizia giudiziaria dell’Ufficio centrale di lotta contro la corruzione e le infrazioni finanziarie e fiscali. Il luogo si trova alle porte di Parigi, in quella stessa banlieue chic ad Ovest della capitale dove l’ex capo dell’Eliseo (2007-2012) aveva compiuto la sua folgorante ascesa politica.

Il fascicolo giudiziario, non l’unico in cui è citato il nome dell’ex presidente, era stato aperto nell’aprile 2013 e affidato a diversi giudici istruttori del polo finanziario della Procura di Parigi.
Diversi esponenti del regime libico di Muammar Gheddafi, deposto poi a seguito dell’intervento militare voluto in primis da Parigi, hanno evocato il finanziamento elettorale illecito partito da Tripoli in direzione di Sarkozy. Fra gli accusatori, figura pure un cugino del colonnello dittatore morto nel 2011.

Il sito d’inchiesta Mediapart aveva evocato il versamento di 50 milioni di euro, pubblicando una nota che risalirebbe al 2006. Nel quadro della stessa inchiesta, il faccendiere francese Alexandre Djouhri, sospettato di aver svolto un ruolo d’intermediario, era stato arrestato lo scorso 7 gennaio a Londra ed è prevista il mese prossimo l’udienza sull'estradizione in Francia chiesta dai magistrati transalpini.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: