mercoledì 11 aprile 2012
L’annuncio dopo il ricovero della figlia. «Ho saputo dare voce ai conservatori». L’italoamericano aveva vinto nei caucus dell’Iowa prima di mettere insieme altri dieci successi. Il partito premeva da tempo per il ritiro.
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L’unico candidato che ancora si frapponeva tra Mitt Romney e la nomination repubblicana ha fatto un passo indietro. Reduce da un fine settimana in cui ha accudito la figlia Bella, che soffre di una rara malattia genetica, Rick Santorum si è ritirato dalla corsa delle primarie. L’ex senatore della Pennsylvania ha citato tra i motivi proprio lo stato di salute della figlia, uscita solo lunedì dall’ennesimo ricovero in ospedale. L’annuncio è stato dato in Pennsylvania, il suo Stato natale: è qui che il 24 aprile si sarebbe dovuto tenere uno degli appuntamenti più cruciali delle prossime primarie.«Santo», come lo chiamano i media americani, puntava sul suo Stato per rilanciare la sfida al milionario Romney, ma quest’ultimo era comunque dato in salita anche qui. Sondaggi, speculazioni, ipotesi che ora non hanno più senso davanti alla scelta di Santorum, amatissimo dalla base di un partito che in questa corsa a due ha visto uno scollamento evidente tra l’establishment, schierato con Romney, e gli attivisti, uniti dietro al candidato cattolico. Se Romney parlava alle menti, l’italoamericano Santorum, pur con note a volte populistiche, ha parlato al cuore del conservatorismo sociale che è uno dei tratti distintivi del partito repubblicano, puntando molto sul binomio fede e famiglia.Non sono mancati, tra i due, gli attacchi frontali, le accuse corrosive, tanto che ci si è chiesti quanto queste primarie finissero per fare il gioco di Barack Obama. Così come non sono mancate le gaffes, sempre dietro l’angolo in una campagna che non lascia respiro, giocata 24 ore su 24 con l’occhio dei media sempre addosso.Era l’inizio di gennaio quando dalle distese cerealicole dell’Iowa soffiò impetuoso il vento di Santorum, lo sconosciuto Santorum dato all’epoca appena all’1 per cento nei sondaggi nazionali. Non lo conosceva nessuno, non aveva uno staff, girava con una piccola squadra a bordo di un minivan. Eppure vinse (per soli 8 voti) grazie al passaparola, al carisma e al meccanismo dei caucus. Da allora è stato una spina nel fianco di Romney, soprattutto al Sud, lì dove avere l’aria del super manager milionario non aiuta. Così dopo l’Iowa sono arrivati altri dieci successi, insufficienti comunque per contrastare l’armata (e i soldi) di Romney, che giusto una settimana fa aveva raggiunto quota 661 delegati, oltre la metà dei 1.144 necessari per la nomination, contro i 285 di Santorum. Certo, in lizza resterebbero ancora Newt Gingrich e Ron Paul, ma a distanza talmente siderale che la nomination si può dire già assegnata al milionario. Il partito premeva da tempo sull’italoamericano perché lasciasse la corsa e queste pressioni avranno certo pesato nella sua scelta.Dopo aver sottolineato di aver saputo «dare voce ai conservatori», Santorum ha detto di aver chiamato Romney (che ha riconosciuto al rivale di essere stato «degno e abile») promettendogli che lo aiuterà a battere Obama, ma in fondo non si sa quanto questo aiuto sia gradito. I democratici, infatti, non aspettano altro che mostrare nei loro spot i numerosi attacchi reciproci dei mesi scorsi. Ecco perché con tutta probabilità Romney guarderà altrove soprattutto per la scelta del suo vice. E questo anche se nella sfida contro Obama i voti di Santorum, soprattutto nei bastioni dei conservatori, gli avrebbero fatto comodo eccome.
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