sabato 7 dicembre 2013
Svanite, ingoiate nel nulla, scomparse. Eppure presenti. Buenos Aires e la chiesa di Santa Cruz non dimenticano le sei attiviste per i diritti umani sequestrate dal luogo sacro l’8 dicembre di 36 anni fa. (Lucia Capuzzi)
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Svanite, ingoiate nel nulla, scomparse. Eppure presenti. Buenos Aires e la chiesa di Santa Cruz non dimenticano le sei attiviste per i diritti umani sequestrate dal luogo sacro l’8 dicembre di 36 anni fa, rinchiuse nella prigione clandestina della Escuela Mecánica de la Armada - la tristemente nota Esma -, torturate e lanciate ancora vive da un aereo nel Rio de la Plata. Azucena Villaflor, Esther Ballestrino, María Eugenia Ponce, Angela Auad – fondatrici delle Madri di Plaza de Mayo che cercavano i figli spariti – suor Leonie Henriette Duquet e suor Alice Domon si erano recate a Santa Cruz insieme a decine e decine di parenti disperati delle vittime della dittatura. La chiesa, grazie al coraggio dei padri passionisti, era uno dei pochi spazi di libertà e di incontro in quegli anni di terrore. I militari, però, si insinuarono anche lì, infiltrando un loro uomo, Alfredo Astiz, nel gruppo. Poi il blitz, l’8 dicembre. “Le hanno portate via ma non hanno cancellato la loro memoria”, afferma Luis Bianco, figlio di Mary Ponce. Per non dimenticare, la chiesa ha deciso di dedicare la giornata alla preghiera e al dibattito e al termine verrà celebrata la Messa per le sei attiviste. Quattro di loro, nel frattempo, nel 2005, sono riuscite a tornare a Santa Cruz. “E’ stato un prezioso regalo dell’allora arcivescovo Jorge Mario Bergoglio”, continua Bianco. I corpi di Suor Leonie, Esther, Angela e Mary, annegati nel fiume, riemersero qualche tempo dopo nella spiaggia di Santa Teresita. I militari li fecero interrare in una comune. Là, otto anni fa, li hanno trovati gli antropologi forensi. “I familiari hanno espresso il desiderio che le donne fossero sepolte a Santa Cruz. Così abbiamo chiesto subito l’autorizzazione all’arcivescovo. E lui è stato straordinario come al solito. Non solo ha accettato prontamente ma mi ha detto che se fossero comparsi altri corpi e le famiglie l’avessero richiesto, lui era favorevole a che fossero seppelliti nella chiesa”, racconta padre Carlos Saracini, parroco di Santa Cruz. “In quell’occasione gli ho scritto per chiedergli un incontro. Mi ha ricevuto immediatamente - conclude Bianco -. Quando gli raccontavo di mia madre, l’ho visto commuoversi. Non dimenticherò mai quel giorno. E’ grazie a lui che mia madre riposa finalmente a Santa Cruz”.
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