sabato 3 marzo 2012
È giallo sulla liberazione della cooperante italiana (nella foto) rapita il 22 ottobre nel sud dell'Algeria.Secondo le prime informazioni, in cambio della liberazione della Urru sarebbe stato scarcerato un militante di al Qaeda. Ma spunta anche la richiesta di un riscatto da parte di un gruppo islamico.
Ancora tre italiani nelle mani dei gruppi armati in Africa
COMMENTA E CONDIVIDI

Rossella Urru, la cooperante italiana rapita il 22 ottobre nel sud dell'Algeria, sarebbe stata liberata venerdì sera a Bamako, la capitale del Mali. Lo sostiene il giornale senegalese Dakaractu che cita fonti della sicurezza della Mauritania. La Urru, secondo il sito Mauritannie 24, sarebbe stata liberata venerdì insieme ad Ely Ould Mokktar, un militare della Mauritania rapito il 20 dicembre scorso vicino al confine con il Mali. Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), braccio nordafricano della rete del terrore, aveva rivendicato entrambi i sequestri. Secondo il sito mauritano, le autorità di Nouakchott avrebbero liberato un militante dell'Aqmi, Abderrahmane Ould Amadou al-Azawadi, per ottenere il rilascio del militare e di Rossella Urru.La Farnesina fino alla tarda sera di sabato non ha dato una conferma ufficiale della liberazione.Le notizie si sono susseguite per tutto il giorno. Secondo l'agenzia di stampa francese Afp, il "Movimento Unicità e Jihad nell'Africa dell'Ovest" avrebbe chiesto un riscatto di trenta milioni di euro per il rilascio dei tre ostaggi europei, tra cui Rossella Urru, che dice di avere nelle sue mani. Il Mujao è lo stesso gruppo che ha rivendicato l'attentato suicida di sabato mattina in Algeria, a Tamanrasset, ai danni di una caserma della gendarmeria che ha provocato una trentina di feriti, alcuni in gravi condizioni. Se la liberazione venisse confermata, finirebbe dopo più di quattro mesi di prigionia l'incubo per Rossella Urru, trentenne originaria di Samugheo (Oristano) rapita nella notte tra il 22 e il 23 ottobre dello scorso anno insieme a due cooperanti spagnoli in un campo per rifugiati Saharawi a pochi chilometri da Tinduf, nel Sud dell'Algeria. In quel campo Rossella Urru, unica italiana, lavorava da due anni, occupandosi della gestione degli aiuti alimentari, per l'organizzazione non governativa Cisp.

Rossella Urru è infatti la coordinatrice nei campi dei Rifugiati Saharawi dei progetti del Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli, Ong che opera dal 1985, in coordinamento con organizzazioni internazionali (tra le quali la Comunità Europea, il Programma Alimentare, l'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite), la cooperazione italiana, enti locali italiani.Il rapimento di Rossella Urru e dei due cooperanti spagnoli era stato rivendicato lo scorso mese di dicembre dal gruppo dissidente di Al Qaeda nel Maghreb islamico Tawhid Wal Jihad Fi Garbi Afriqqiya.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: