lunedì 22 luglio 2019
Rolando Alvarez, responsabile della diocesi di Matagalpa, ha chiesto alle autorità di aprire un'inchiesta sull'agguato che gli hanno teso persone armate, nascoste ai margini della strada
Scampato a un agguato grazie ai fedeli, il vescovo guida pellegrinaggio
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Ancora tanto affetto e tanta solidarietà per il vescovo nicaraguese Rolando Alvarez. Il pastore ha guidato ieri, domenica, il pellegrinaggio del Divino Niño al Santuario di Matagalpa, lungo quindici chilometri, e punteggiato da bandiere del Vaticano e del Nicaragua. "Rolando, amico, il popolo è con te", scandivano i fedeli. Quattro giorni fa, vicino a Terrabona, monsignor Alvarez è sfuggito all’aggressione di alcuni paramilitari che si erano appostati ai margini della strada percorsa dal vescovo.

Alcuni agricoltori hanno bloccato il responsabile della diocesi, avvertendolo che c’erano alcune persone armate nascoste dietro gli alberi. Il gruppo di fedeli ha, poi, scortato il monsignore, costringendo i paramilitari alla fuga.

Monsignor Alvarez ha ringraziato i suoi difensori per averlo accompagnato “con le loro mani pulite e la propria umanità” e ha chiesto alle autorità “di prendere i provvedimenti necessari e svolgere delle indagini rispetto a questi fatti gravissimi”.

La situazione del Nicaragua sembra essere in un vicolo cieco. Sabato 20 luglio il gruppo dell’opposizione “Alleanza Civica per la Giustizia e la Democrazia” ha criticato duramente la decisione del presidente del paese, Daniel Ortega, di chiudere le porte ai negoziati per risolvere pacificamente la grave crisi sociopolitica.

L’assemblea generale dell’Organizzazione degli Stati americani ha affermato, alla fine di giugno, che il governo e l’opposizione devono riavviare i negoziati “in buona fede”, per trovare una via d’uscita dalla crisi che ha lasciato centinaia di morti, negli ultimi 15 mesi.

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