mercoledì 30 marzo 2011
Il 94% dei Comuni ha almeno un impianto «alternativo». Chi è «verde» risparmia, ma le nuove fonti pesano fortemente sulle tasche dei consumatori grazie ai discussi incentivi che, però, incidono per 2,7 miliardi contro i 3 delle energie non rinnovabili.
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Le energie rinnovabili piacciono ai Comuni italiani. Hanno successo e crescono. Certo toccano fortemente la bolletta dei consumatori grazie ai discussi incentivi che, però, incidono per 2,7 miliardi contro i 3 delle fonti non rinnovabili. Mentre fanno risparmiare notevolmente chi li installa sulla propria abitazione o azienda (soprattutto il solare). Oltre a ridurre drasticamente l’inquinamento e creare molti nuovi posti di lavoro. È davvero boom per queste fonti in tutto il Paese. Ben 7.661 Comuni, il 94% del totale, ha almeno un impianto da rinnovabili: erano 6.993 nel 2010 e 5.580 nel 2009. E ospitano più di 200mila impianti. Una crescita che riguarda ognuna delle fonti "pulite". Ben 964 comuni riescono a essere elettricamente autosufficienti producendo più energia di quanta ne riescano a consumare. E grazie a una sola fonte rinnovabile. Altri 27 superano abbondantemente il proprio fabbisogno termico, con impianti di teleriscaldamento da biomassa o geotermia. Mentre sono 20 le amministrazioni al 100% (sia elettricità che calore) rinnovabili: dove cioè hanno dimenticato cosa voglia dire collegarsi a una grande rete. Questi "primi della classe" delle energie pulite sono tutti al Nord: Morgex, Pollein e Prè-Saint-Didier in Val d’Aosta; Brunico, Prato allo Stelvio, Sluderno, Dobbiaco, Glorenza, Vipiteno, Rasun Anterselva, Lasa, Racines, Monguelfo, Badia, Valdaora, Silando e Sesto in Alto Adige; Cavalese e Fondo in Trentino; Sellero in provincia di Brescia. A conferma che si tratta soprattutto di buona e previdente amministrazione, più che di risorse naturali, visto che sole e vento sono molto più presenti al Sud.Dati sorprendenti ma molto concreti, quelli presentati nel rapporto "Comuni rinnovabili 2011", elaborato da Legambiente col contributo del Gse (Gestore servizi energetici) e di Sorgenia. Comuni virtuosi e premiati, come Morgex, Brunico e Peglio, o come la provincia di Potenza (vedi box). Ma anche il resto non scherza: i Comuni del solare sono 7.273 (erano 6.801 lo scorso anno) cioè l’89% del totale, ospitando 3.217 MW (2.462 nel solo 2010, a conferma di una crescita impressionante). Per il fotovoltaico sono 56 i Comuni italiani che hanno già superato l’obiettivo dell’Ue di 264 mq/1000 abitanti. I Comuni dell’eolico sono 374, con una potenza di 5.758 MW (610 MW in più rispetto al 2009). Nel 2010 hanno prodotto 8.374 GWh di energia pulita, pari al fabbisogno elettrico di oltre 3,5 milioni famiglie. I Comuni del mini idroelettrico sono 946 (impianti fino a 3 MW). La potenza totale installata è di 988 MW, in grado di produrre ogni anno oltre 3.952 GWh pari al fabbisogno di energia elettrica di oltre 1,6 milioni di famiglie. I Comuni della geotermia sono 290, per una potenza installata pari a 868 MW elettrici e 67,9 termici. Gli impianti producono circa 5.031 GWh di energia elettrica, in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre 2 milioni di famiglie. I Comuni della biomassa e del biogas sono 1.033 per una potenza di 1.088 MW elettrici e 702 MW termici. Consentono di produrre 7.631 GWh pari al fabbisogno elettrico di oltre 3 milioni di famiglie. In forte crescita gli impianti collegati a reti di teleriscaldamento, che permettono alle famiglie un significativo risparmio in bolletta (fino al 30-40% in meno). Sono 296 i Comuni in cui gli impianti di teleriscaldamento utilizzano biomasse "vere" (ossia materiali di origine organica animale o vegetale provenienti da filiere territoriali, e quindi a "chilometri zero"), che riescono a soddisfare larga parte del fabbisogno di riscaldamento e acqua calda. Oltre a evitare di scaricare questi materiali sui terreni.«Occorre sostenere questo scenario, dando certezze a imprese, cittadini, enti locali, per sviluppare innovazione e qualità nel territorio, e consentire in poco tempo di raddoppiare gli attuali 120mila occupati nel settore», commenta il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. Rispetto alla discussione in corso sugli incentivi, che dovrebbe portare di qui a pochi giorni al quarto conto energia, il direttore generale di Sorgenia, Riccardo Bani, parla «dell’incertezza» causata «dall’interruzione del quadro legislativo» pur ritenendo «opportuno un meccanismo di riduzione graduale degli incentivi». Per il presidente del Gse, Emilio Cremona, «tutto verrà fatto in maniera equilibrata» e «nel giro di 15-20 giorni le aziende potranno ripartire». Anche per Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente, «il meccanismo incentivante allo studio è intelligente se offre garanzie, all’interno di un sistema elastico, almeno fino alla fine del 2017». Intanto il direttore operativo del Gse, Gerardo Montanino, rivela che «l’obiettivo di 8.600 megawatt previsto per il 2020» dal piano italiano sulle rinnovabili verrà raggiunto «già quest’anno o al massimo all’inizio dell’anno prossimo».
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