venerdì 27 novembre 2020
L'allentamento del lockdown porta la ripresa delle celebrazioni, ma con un tetto massimo. La Conferenza episcopale presenta ricorso al Consiglio di Stato. Preso un nuovo incontro con il premier
La chiesa di San Germain l'Auxerrois, a Parigi

La chiesa di San Germain l'Auxerrois, a Parigi - Ansa

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Massimo 30 fedeli alle Messe: è questa la decisione del governo francese per la ripresa delle celebrazioni a partire dal 29 novembre. Un decisione contro la quale il Consiglio permanente della Conferenza episcopale francese ha depositato oggi un nuovo ricorso presso il Consiglio di Stato, nella convinzione di "avere il dovere di vigilare sulla libertà di culto nel nostro Paese". Il ricorso, per l'appunto, è contro il tetto di 30 fedeli fissato a causa dell'emergenza sanitaria.

"Nella sua dichiarazione - si legge in una nota diffusa dai Vescovi d'Oltralpe - il primo ministro ha annunciato una soglia di 30 persone per le celebrazioni religiose a partire da domenica. Questo indicatore non è né comprensibile né accettabile allo stato attuale. Inoltre le tante reazioni ricevute dai fedeli, anche di altre religioni, ci spingono a chiedere che la legge sia rispettata".

La nota del Consiglio permanente fa sapere che domenica 29 novembre alle 18 è previsto un incontro con il primo ministro Jean Castex.

"La speranza - spiega ancora la nota - è che questo incontro sia davvero un momento di consultazioni. Siamo tutti consapevoli delle grandi difficoltà che queste decisioni di governo pongono i fedeli. Possa il ricorso al diritto aiutare a calmare gli animi. E chiaro a tutti noi che la Messa non può diventare un luogo di lotta e di rivendicazione, ma rimanere un luogo di pace e di comunione".

Il presidente Emmanuel Macron giovedì aveva confermato la sua decisione, alla luce - aveva spiegato - dell’attuale “situazione epidemiologica”. I vescovi avevano preso atto "con rammarico" della situazione, ma avevano ribadito che “i protocolli presentati dalle varie religioni avrebbero potuto rendere le decisioni più facilmente applicabili ed eque”.

“I culti – avevano affermato in una nota pubblicata giovedì - non possono certamente essere paragonati alle attività commerciali, ma trattare le religioni in questo modo significa considerare la fede di milioni di credenti come accessoria. Questo è un grave errore per tutta la nostra società”. "Il primo ministro – proseguiva la nota della Conferenza episcopale – si è impegnato ad aprire subito la discussione per consentire quanto prima una soglia proporzionale alle dimensioni degli edifici”.

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