venerdì 3 marzo 2017
Sara Beltrán, 26 anni, mamma di due bimbi, era stata inserita in lista d’attesa. Poi le autorità l'hanno arrestata, in base alle nuove norme, e ora rischia l'espulsione nonostante la malattia
Proteste in Texas per la liberazione della salvadoregna Sara Beltrán

Proteste in Texas per la liberazione della salvadoregna Sara Beltrán

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Doveva essere operata d’urgenza. Dopo il ricovero, l’11 febbraio, i medici dell’ospedale Texas Health Huguley di Burleson le avevano diagnosticato un tumore al cervello. Sara Beltrán, 26 anni, mamma di due bimbi, era stata inserita in lista d’attesa. Lo scorso 22 febbraio, le autorità dell’Immigration and customs enforcement (Ice), sono andate a prenderla in clinica e l’hanno riportata al centro di espulsione, dove è rinchiusa dal 4 novembre 2015. Sara è, infatti, un’“indocumentada”. Quel giorno è arrivata illegalmente da El Salvador, il Paese più violento al mondo, per sfuggire alla brutalità del marito e alla minaccia di morte della gang che controlla il suo quartiere. Fermata a Hidalgo, Sara ha presentato richiesta d’asilo. La domanda è stata, però, respinta in prima istanza. L’appello è in corso.
In attesa dell’udienza, la 26enne è rimasta sotto la custodia dell’Ice: secondo il giudice,c’è il rischio di fuga. Nemmeno la grave malattia, ora, ha spinto le autorità a garantirle una libertà condizionata, sotto la tutela dei familiari, residenti a New York. Tanto più che, secondo quanto denunciato dagli avvocati, Sara non riceverebbe cure adeguate: le verrebbe somministrato a malapena un anti-dolorifico. Un’accusa smentita dai funzionari dell’Ice. La sua storia ha fatto il giro del mondo: Sara è diventata il simbolo del giro di vite sui rimpatri degli irregolari, inclusi quelli che non hanno commesso alcun delitto. Per la mamma salvadoregna si sono mobilitate vari attivisti per i diritti umani. Amnesty International ha lanciato una campagna per il rilascio della salvadoregna. Il “rumore mediatico” ha convinto il governo statunitense, martedì, a fissare una cauzione per il suo rilascio: 15mila dollari. Una somma elevata per i parenti. Oltretutto, la sentenza deve ancora essere confermata da una corte federale. Nel frattempo, Sara resta reclusa. La sorella, Raquel, ha fatto un drammatico appello sui social: «Non lasciatela morire da sola, in prigione».

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