lunedì 25 marzo 2013
​Il leader della coalizione Seleka, Michel Djotodia si è auto-proclamato presidente della Repubblica Centrafricana dopo che le sue truppe hanno occupato la capitale. La denuncia di alcuni religiosi: «Saccheggi sistematici ai danni dei negozi dei libanesi, degli edifici religiosi e privati». La Francia porta a 600 il numero di soldati presenti in città.
Così il neocolonialismo francese apre spazi al radicalismo islamico di Giorgio Ferrari
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Regna l’insicurezza e l’incertezza a Bangui dopo il colpo di stato della coalizione Seleka che, nel fine settimana, ha raggiunto l’obiettivo stabilito dai ribelli già da tempo: destituire il contestato presidente François Bozizé, al potere dal 2003, a sua volta con un putsch militare. Oggi il leader dei ribelli Seleka, Michel Djotodia, si è autoproclamato nuovo presidente della Repubblica Centrafricana, dopo che le sue forze hanno assunto il controllo della capitale.«La capitale viene messa a ferro e fuoco dai ribelli della Seleka, che costringono i giovani a mettere a segno saccheggi sistematici, su larga scala e ben organizzati, ai danni dei negozi dei libanesi. Ma anche degli edifici religiosi dei privati. Soprattutto le macchine», riferisce un testimone (anonimo per motivi di sicurezza, ndr) contattato dall'agenzia Misna.Lo stesso testimone racconta che ieri, durante la celebrazione della Messa delle Palme, gruppi di miliziani armati hanno fatto irruzione nella Cattedrale di Bangui «minacciando i fedeli che sono stati costretti a consegnare le chiavi delle loro macchine». Prima di uscire, hanno sparato colpi d'arma da fuoco in aria e contro i muri.
Fonti locali della Misna hanno riferito che tra le fila della coalizione c’è una grande maggioranza di uomini ciadiani e sudanesi, mentre i beni saccheggiati nel corso dell’offensiva sono stati sistematicamente trasportati oltre confine. Esperti del Centrafrica hanno sottolineato che il presidente Bozizé è stato “abbandonato” dai suoi storici alleati, a cominciare dal Ciad, dalla Francia e dagli Stati Uniti, che hanno progressivamente criticato le derive autoritarie del suo potere, il malgoverno e la sua incapacità a rendere sicuro il territorio nazionale. All’indebolimento del suo regime è corrisposta la nascita di gruppi ribelli che si sono poi coalizzati e nel tempo hanno anche ottenuto sostegni esterni significativi, sia dal punto di vista militare che logistico.L'ingresso delle truppe della coalizione Seleka (“Alleanza” in lingua Sango) ha colto di sorpresa molti abitanti, che non si aspettavano un blitz così rapido delle forze di opposizione al presidente Bozizé: gli scontri con i militari sudafricani schierati nella Repubblica Centrafricana (su mandato del presidente sudafricano Jackob Zuma) sono stati limitati. Non si registrano, per fortuna, vittime civili ma negli scontri sono morti almeno 14 militari sudafricani. Alcuni feriti sono stati trasportati nell'ospedale della Croce Rossa.Secondo l'emittente radio francese Rfi, l'auto-problamato presidente Djotodia nel corso della giornata rivolgerà un messaggio alla nazione e annuncerà l'impegno per indire entro tre anni nuove elezioni democratiche. Il primo ministro Nicolas Tiangaye, noto avvocato del Paese, attivista dei diritti umani ed ex esponente dell'opposizione, in carica da gennaio, dovrebbe mantenere il suo incarico.I paesi africani confinanti ma anche la Francia e gli Stati Uniti hanno chiesto a Djotodia di «ristabilire la legge e l’ordine nella capitale, di rimettere in servizio la distribuzione di luce e acqua», ma soprattutto di «rispettare gli accordi di pace di Libreville (firmati lo scorso 11 gennaio, ndr) e i diritti umani dei cittadini». Parigi ha rafforzato il proprio dispositivo a Bangui, dispiegando altri 350 soldati arrivati da Libreville, per «garantire la sicurezza dei cittadini francesi (in circa 1200, ndr) e stranieri residenti in Centrafrica» si legge in una nota del Quai d’Orsay, portando così a 600 il numero di militari d’Oltralpe.
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