venerdì 4 giugno 2021
Husam al-Qass è stato sequestrato ad Hassaké. Un’altra tragedia nella regione contesa del Nagorno-Karabakh: mina uccide due reporter
Husam al-Qass, in una foto recente con la famiglia

Husam al-Qass, in una foto recente con la famiglia

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Prelevato a forza e costretto a salire su un’auto da dieci uomini a volto coperto mentre uno dei testimoni, che tentava di impedire il rapimento, è stato percosso. Una “rendition”– in territorio sotto il controllo curdo siriano – avvenuta ieri pomeriggio a Derik: Husam al-Qass, giornalista e attivista per i diritti umani, la vittima.
Sparito nel nulla, in mano a miliziani senza nome e distintivo, nell’estremo lembo orientale del governatorato di Hassaké, a pochi chilometri dal confine con l’Iraq dove le Forze democratiche siriane hanno il controllo del territorio. La denuncia è della famiglia del giornalista e dell’Assyrian association, il movimento politico espressione della minoranza cristiana, di cui al-Qass è un apprezzato esponente. «Un rapimento – scrive in un comunicato la famiglia – motivato politicamente, ed è collegato con l’attività politica di Husam in difesa dei diritti umani e della libertà di espressione». Una nota dell’Osservatorio assiro dei diritti umani, rilanciata da “Articolo 21”, parla di insofferenza della popolazione araba per la «cosiddetta amministrazione autonoma curda». Husam al-Qass aveva espresso la sua solidarietà alla popolazione di Mambji, teatro nei giorni scorsi di manifestazioni represse e dove 8 manifestanti sono stati uccisi dalle forze dell’autorità curda. Una solidarietà del tutto simile a quella che al-Qass aveva dato alla popolazione di Afrin, tempo fa violentemente soggiogata dai turchi. Il rapimento, per mano di milizie irregolari, di attivisti, operatori di Ong e giornalisti, si va ripetendo sempre più spesso anche nei territori della Siria controllati dalle autorità curde e nella provincia ribelle di Idlib. Una prassi del tutto simile a quella praticata dai servizi segreti siriani e che va a colpire sempre la popolazione civile, vanificando ogni possibilità di dibattito.
Sempre ieri due giornalisti azeri sono stati uccisi da una mina nel Nagorno-Karabakh, regione contesa tra Azerbaigian e Armenia. Insieme ai giornalisti è morto anche un funzionario locale.

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