lunedì 25 febbraio 2013
​Il vecchio leader, riconfermato presidente dai 612 parlamentari alla presenza del fratello Fidel, ha annunciato che questo sarà il suo ultimo mandato. E già spunta il nome del successore: è il 52enne Miguel Diaz-Canel, fedelissimo di Raul.
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Di nuovo presidente. Raul Castro è stato incoronato ieri dalla plenaria del Parlamento cubano che lo ha riconfermato per un secondo mandato di cinque anni. E fin qui nessuna sorpresa. Neppure ha stupito - anche perché le avvisaglie dei giorni scorsi erano state chiare -  l'annuncio di Raul sulla scelta di ritirarsi al termine dell'incarico. "Ho quasi 82 anni e fra cinque anni vorrei ritirarmi. Sarebbe ora. Non credete?". Nell'ultimo congresso del Partito comunista cubano, dell'aprile 2011, è stata approvata la regola che impedisce ai vertici dello Stato di svolgere più di due mandati consecutivi. Questo per Raul è il secondo incarico. La decisione di lasciare nel 2018 - data la tendenza dei Castro di perpetuarsi al potere - non era, comunque, scontata. Oltretutto il discorso ha assunto un carattere ancor più solenne perché è stato pronunciato di fronte al fratello Fidel che, inaspettatamente, ha preso parte alla sessione nell'Asamblea Popular per la seconda volta dal suo ritiro nel 2006. 

La vera svolta della giornata è stata, però, la designazione implicita di un possibile successore. A Cuba, da tempo, è in corso la caccia all'erede dei fratelli Castro. Finora però tutti i nomi fatti sono stati "bruciati" in pochi mesi. Stavolta la situazione sembra differente. Perché è stato lo stesso Raul Castro a sbilanciarsi, cogliendo l'occasione della riunione di ieri per esaltare le capacità di Miguel Diaz-Canel, ingegnere ed ex-ministro dell'Educazione. Poco dopo, quest'ultimo è stato designato come vicepresidente del Consiglio di Stato dai 612 parlamentari. Una coincidenza ben poco casuale, dicono gli esperti. Diaz Canel, del resto, sembra un candidato forte per guidare il Paese: ha 52 anni e ed è considerato tra i fedelissimi di Raul, dunque vicino alla sua linea di riforme economiche. Il minore dei Castro ha cercato negli ultimi tempi di aprire l'isola al mercato, favorendo le microimprese. Il raulismo - come è stato definito il cosiddetto "nuovo corso" - ha cercato di "aggiornare" il modello. L'ultimo passo è stata la riforma migratoria che ha elimato la temibile "tarjeta blanca", il permesso di uscita dall'isola che nell'ultimo mezzo secolo è stata utilizzata come arma di ricatto nei confronti dei dissidenti.

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