venerdì 6 maggio 2016
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BAGHDAD Soltanto rovine. La diffusione, ieri, di immagini satellitari dimostrano come Ramadi, città irachena in mano al Daesh per otto mesi dall’agosto 2015 al gennaio scorso, sia stata ridotta a un tappeto di macerie. La città chiave dell’insurrezione jihadista è stata di fatto rasa al suolo, distrutta dai raid aerei della coalizione guidata dagli Usa e dai combattimenti tra miliziani e forze lealiste irachene. La distruzione di Ramadi, posta al centro del famigerato “triangolo sunnita iracheno”, assomiglia a quella di altre città irachene, come Falluja e Hit, e ad altre situazioni catastrofiche in Siria, come Homs e la stessa Aleppo. Ramadi, capitale della regione irachena di Anbar, sembra essere oggi il simbolo di questa distruzione: oltre 3.000 edifici a terra, quasi 400 strade e ponti danneggiati o distrutti tra maggio 2015, quando i jihadisti conquistarono la città, e il 22 gennaio dopo la riconquista delle forze irachene. Le foto sono state rese disponibili dalla DigitalGlobe e analizzate dal centro di ricerca Allsource Analysis, due entità private statunitensi. In alcune immagini sono evidenziati crateri causati dall’impatto di bombe sganciate dalla coalizione a guida americana. Alcuni crateri hanno diametro di 14 o 15 metri. In tutto il sistema di analisi ne ha identificati 615 in tutta Ramadi. Le immagini mostrano anche il danneggiamento della diga sul fiume Eufrate, noto come il “Ponte Jazira”. La maggioranza della popolazione della città crocevia verso la Siria e la Giordania e che un tempo contava un milione di persone, è fuggita e non può tornare nella città. In otto mesi di interregno jihadista si stima che circa 800 civili siano rimasti uccisi. I resti di un quartiere di Ramadi visti dal satellite (Ap)
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