martedì 6 ottobre 2015
Il ministero della Difesa frena su indiscrezioni di stampa riguardo a "imminenti" azioni militari di aerei in forza alla coalizione anti-Is. «Decide il Parlamento».
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In merito a indiscrezioni di stampa su operazioni militari aeree italiane in Iraq, il ministero della Difesa precisa che "sono solo ipotesi da valutare assieme agli alleati e non decisioni prese che, in ogni caso, dovranno passare dal Parlamento". In un articolo apparso oggi sul Corriere della Sera si sostiene che gli aerei italiani in forza alla coalizione anti-Is "nelle prossime ore" avranno l'incarico di bombardare in Iraq sulla base di accordi col comando Usa. I velivoli italiani sono stati inviati in una base aerea in Kuwait. Ci sono a disposizione quattro Tornado, un aereo-cisterna e alcuni droni Predator non armati. "La portata della partecipazione italiana cambia ora radicalmente con il via ai bombardamenti. I Tornado, configurati inizialmente per la ricognizione e l'illuminazione degli obbiettivi, assumeranno le loro piene caratteristiche di cacciabombardieri e dunque colpiranno direttamente i bersagliindividuati in base alle nuove regole di ingaggio. Come fanno peraltro, in Iraq, gli aerei di Paesi ben più piccoli del nostro. Fino a nuovo ordine continueranno invece a non bombardare i tedeschi", si legge nell'articolo del Corsera. La decisione di bombardare in Iraq, e non in Siria, sarebbe legata al fatto che il governo di Baghdad ha chiesto a Roma d'intervenire e questo - secondo il Corriere - fornirebbe una cornice legale all'intervento. Il presidente della Commissione Difesa di palazzo Madama, senatore Nicola Latorre, interpellato dai giornalisti, ha dichiarato: "Escludo che possa essere stata autorizzata alcuna iniziativa oltre quelle già note e discusse dal Parlamento". "In quanto membro della coalizione internazionale contro lo Stato islamico - sottolinea l'esponente Pd - possono esserci certamente rivolte nuove richieste per un ulteriore contributo del nostro Paese alla battaglia contro il terrorismo. Ma queste richieste devono prima essere valutate e poi eventualmente autorizzate previa discussione e approvazione del Parlamento".
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