sabato 25 giugno 2022
Dmitro K: «Viviamo uno stress quotidiano, pressioni, niente lavoro, controlli ai check-point e sui bus, episodi di saccheggio»
La sorveglianza dei civili da parte delle truppe russe a Kherson è rigidissima

La sorveglianza dei civili da parte delle truppe russe a Kherson è rigidissima - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

«Accade ogni giorno che qualcuno qui sparisca, in molti sono alla ricerca di persone scomparse». C’è chi poi ricompare, e chi invece no. A raccontarlo è un docente di 46 anni, Dmytro K., da Kherson. «In due occasioni i russi hanno portato via persone che conoscevo. Una è stata trattenuta e picchiata per quasi un mese. Poi sono state rilasciate, a condizione che collaborassero». Le forze di Kiev da giorni sono al contrattacco lungo il confine che separa la regione di Kherson da quella martoriata di Mykolaiv e «potrebbero essere in grado di minacciare la città nelle prossime settimane», prevede l’Institute for the Study of War. Per la vicepremier ucraina Iryna Vereshchuk «la controffensiva ci sarà senz’altro». «Stress quotidiano, pressioni da parte degli occupanti, niente lavoro, controlli ai checkpoint e sui bus, episodi di saccheggio, bambini terrorizzati dai rumori intensi e persone con disturbi da stress post- traumatico. Per tutti, incertezza del futuro».

Fa l’elenco senza esitazioni Dmytro K. quando gli chiediamo della vita sotto occupazione. «In più, ogni giorno, si registrano esplosioni fuori città, il che significa che il nostro esercito non è lontano». Al riguardo a Kherson circola una battuta: «Dopo aver sentito del referendum (sull’annessione a Mosca, ndr), le truppe ucraine devono avere deciso di parteciparvi, per questo stanno arrivando» ride e conferma che finora non ci sono informazioni sul voto. «Ma la popolazione è contraria, aspetta che arrivino i soldati». Si moltiplicano, intanto, episodi di sabotaggio e attentati contro i russi e contro chi collabora con loro, l’ultimo ieri. «Certo ci sono collaboratori in città, ma sono pochi» sostiene Dmytro. «È in corso invece la repressione dei vertici locali. I responsabili di due ospedali sono stati rapiti una mattina, è stato intimato loro di “cooperare”. Così è per alcuni uomini d’affari. Ho parlato con un preside che è stato “invitato” da persone armate a un incontro sull’introduzione dei programmi d’insegnamento russi. Per quanto possibile, la popolazione ignora le direttive».

Poco successo sta ottenendo, poi, il passaggio alla nuova valuta. «I pagamenti avvengono ancora in grivnie ucraine. I russi controllano due grandi magazzini, dove chiedono rubli. Non ne circolano molti, ne vengono offerte basse quantità, attorno ai 10.000 (166 euro), ma in cambio chiedono di fornire i dati anagrafici». Kiev, di recente, ha messo in guardia dal comunicare i propri dati nei territori occupati, per il rischio che servano a falsificare i voti nei futuri referendum. Anche sul rilascio di passaporti russi (i primi ventitré, l’11 giugno), Dymitro K. ha forti perplessità: «Tra i miei conoscenti, nessuno sta pensando di chiederne uno». Eppure l’agenzia di stampa Tass riferisce di migliaia di domande. «Le code per i passaporti vengono create artificialmente per la tv russa. Arrivano anche persone da fuori, dalla Crimea, le portano in bus, succede sempre negli eventi pubblici. L’ho visto con i miei occhi a inizio occupazione, durante la distribuzione degli aiuti umanitari».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: