martedì 8 novembre 2016
L’America sceglie fra il tycoon Donald e l'ex segretario di Stato, ed ex first lady, Hillary. Vediamo cosa ne pensano sulla difesa della vita, le armi, i migranti, gli esteri e l'economia
Usa alle urne per scegliere il presidente. In fila ai seggi
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Gli Stati Uniti d'America stanno votando are per scegliere il loro 45esimo presidente. Lunghe fila alle urne, attesa una buona affluenza. I seggi si sono aperti prima nell'Est, per il fuso orario. Ha cominciato lo Stato del Vermont dove le votazioni sono organizzate dai municipi (e non dalle autorità statali), e quindi si può aprire dalle 5 di mattina fino alle 10 locali (le 16 in Italia). Un'ora più tardi hanno aperto i seggi di Connecticut, Indiana, Kentucky, Maine, New Jersey, Stato di New York e Virginia. Mezz'ora dopo quelli di Florida, Delaware e Georgia, New Hampshire, Maryland, Massachusetts, Pennsilvanya, Rhode Island e Carolina del Sud, così come il Distretto de Columbia, con la capitale Washington D.C. Poi via via gli Stati più centrali: Illinois e Louisiana alle 6 (le 13 in Italia). Alle 14 Iowa, Kansas, Alabama, Michigan, Minnesota, Mississippi, Oklahoma, Tennessee, South Dakota, Texas e Wisconsin. Gli abitanti dell'Arkansas votano dalle 7.30 (le 14.30 in Italia), mentre in Nebraska dalle 8 (le 15 italiane). L'Arizona ha aperto i seggi alle 6 (le 14 italiane), Colorado, Montana, New Mexico, Utah e Wyoming alle 7 (le 15 in Italia). In Idaho si vota dalle 8 (le 17 italiane). In California, Nevada, Oregon e Washington dalle 7 (le 16). Gli ultimi Stati ad andare al voto saranno l'Alaska e le Hawai alle 7 (rispettivamente 18 e 19 in Italia).

VITA

TRUMP ll miliardario repubblicano ha difeso per almeno tre decenni il diritto all’aborto, organizzando anche cene per la raccolta fondi dei principali gruppi abortivi degli Stati Uniti. A chi gli chiedeva perché, Trump rispondeva: «Sono cresciuto a New York, non nel Sud retrogrado». Negli ultimi anni il tycoon ha cambiato idea, schierandosi nel campo pro-vita e sostenendo che l’aborto dovrebbe essere dichiarato illegale dalla Corte suprema Usa. Quest’anno il candidato repubblicano ha suscitato polemiche quando ha affermato che bisognerebbe «punire le donne che interrompono la loro gravidanza» ma non gli uomini coinvolti. Più di recente ha però dichiarato che la legalità o meno dell’aborto dovrebbe essere decisa a livello statale e non a livello federale. Trump si oppone alla legalizzazione sia dell’eutanasia che del suicidio assistito.

CLINTON Hillary Clinton ha sempre difeso, fin dagli anni dell’università, il diritto di ogni donna di abortire in ogni circostanza, senza limiti, anche negli ultimi tre mesi di gravidanza, quando l’interruzione si trasforma nella raccapricciante pratica della «nascita parziale». In questa campagna elettorale, l’ex segretario di Stato ha ricevuto 34 milioni di dollari dalla rete di cliniche abortive «Planned parenthood». Clinton ha promesso di abolire il cosiddetto «emendamento Hyde», una legge federale che vieta il finanziamento degli aborti a spese del contribuente attraverso il programma Medicaid, la mutua per i poveri. L’ex segretario di Stato difende il suicidio assistito: «Con adeguate garanzie e un processo decisionale informato, credo che sia un adeguato diritto da avere», ha detto la candidata democratica alla presidenza Usa.


ARMI

TRUMP «Il diritto di auto-difesa degli americani non deve fermarsi quando questi escono di casa. Ecco perché ho un permesso per il trasporto di armi nascoste e perché difendo il diritto degli americani di averlo. Questo deve valere in tutti i 50 Stati», ha detto Donald Trump. Il miliardario ha accusato Clinton di voler eliminare il secondo emendamento alla Costituzione Usa che garantisce il diritto di difendersi. Il tycoon ha detto però che le persone sospettate di legami con il terrorismo o quelle alle quali è stato proibito di imbarcarsi su un aereo per motivi di sicurezza non dovrebbero poter acquistare armi. Ha anche sostenuto che i venditori di armi hanno il dovere di informare le forze dell’ordine quando qualcuno fa grossi acquisti di armi e di munizioni.


CLINTON «Oltre 33mila americani muoiono ogni anno a causa delle armi da fuoco – ha sostenuto Hillary Clinton –. È ora che decidiamo di applicare controlli di background accurati su chi vuole acquistare un’arma, ed è ora di togliere il diritto alle fiere delle armi di venderle in modo indiscriminato». L’ex first lady vorrebbe anche che la legge considerasse i fabbricanti di armi legalmente responsabili quando i loro prodotti arrivano nelle mani di criminali. Tuttavia, nel 2008, quando Clinton era in gara per la Casa Bianca contro Barack Obama, attaccò la posizione del futuro presidente sul controllo delle armi. All’epoca si presentò come un difensore del secondo emendamento, qualcuno che «ricorda con affetto quando mio nonno mi insegnò a sparare».

MIGRANTI


TRUMP Donald Trump sostiene che «grandi quantità di reati sono commessi dagli immigrati» e ha per questo promesso di costruire un muro al confine meridionale degli Stati Uniti e di «farlo pagare al Messico». «Costruiremo un muro – ha detto – e ci metteremo una grossa, grassa, bellissima porta. Chi vuole entrare dovrà farlo legalmente». Il candidato repubblicano accusa l’America latina di «esportare illegalmente crimine e povertà» e assicura che rimpatrierà la maggior parte degli 11 milioni di immigrati senza permesso di soggiorno presenti negli Usa. Intende inoltre mettere fine ai programmi che permettono di assumere lavoratori stranieri qualificati, istituendo l’obbligo di assumere lavoratori americani prima di ogni straniero, senza alcuna eccezione.


CLINTON Hillary Clinton propone una riforma dell’immigrazione che permetta agli immigrati privi di documenti, ma con un lavoro e senza carichi pendenti, di seguire un percorso «verso la piena cittadinanza americana». Promette di difendere i decreti di Barack Obama contro i rimpatri che lacerano le famiglie. La democratica assicura che metterà fine alla detenzione di minori e famiglie nei centri di smistamento per immigrati e che aiuterà un maggior numero di rifugiati a ottenere asilo politico o la naturalizzazione. Si opporrà ai tentativi di rimpatriare chi è arrivato negli Usa da bambino. «E se il Congresso si rifiuta di agire – ha detto – come presidente farò tutto ciò che è legalmente possibile per fare più del presidente Obama per aiutare profughi e migranti».


ESTERI

TRUMP Donald Trump ha avvertito la Nato e altri Stati alleati degli Usa che corrono il rischio di doversi difendere da soli se non iniziano a contribuire di più al costo del mantenimento della rete militare globale degli Stati Uniti. Ha detto più volte che la Cina sta «prendendo in giro» gli Stati Uniti e che come presidente la considererebbe alla stregua di un nemico, mentre vede con simpatia Vladimir Putin e, se eletto, riallaccerebbe rapporti più stretti con la Russia. Sulla lotta al terrorismo, ha affermato che distruggerebbe il Daesh, e farebbe «brillare di bombe il deserto in Medio Oriente». Ma non invierebbe più soldati in Siria o Iraq. Si oppone con forza all'accordo sul nucleare con l’Iran voluto dall’amministrazione Obama e ha promesso di cancellarlo.



CLINTON Clinton ha chiamato Putin «bullo» e ha descritto il rapporto tra Usa e Russia come «complicato». Come segretario di Stato, nel 2009, ha premuto con Putin un pulsante con la scritta «reset», ma alla fine del suo mandato ha sottolineato che le relazioni con la Russia erano ai minimi. Clinton ha criticato le violazioni dei diritti umani in Cina. Ma ha anche detto che Usa e Cina condividono una «relazione positiva e cooperativa». L’ex senatore ha votato nel 2002 per autorizzare l’uso della forza contro l’Iraq, e oggi vorrebbe creare una no-fly zone sulla Siria, mossa che metterebbe gli Usa in conflitto con la Russia. Sull’Iran sostiene l’accordo nucleare, ma ha detto che Teheran continua a violare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza e ha chiesto nuove sanzioni.


ECONOMIA

TRUMP Donald Trump sostiene che gli Usa stanno attraversando un periodo di forte declino economico. Il repubblicano considera responsabili in parte i patti commerciali internazionali, sui quali tiene una linea dura. Si oppone non solo all’accordo con il Pacifico, ma promette anche di «rottamare» il Nafta, l’accordo di libero scambio nordamericano negoziato nel 1990 da Bill Clinton. Non crede che lo stipendio minimo orario debba essere aumentato e propone tagli alle tasse per tutti che avvantaggerebbero soprattutto i più abbienti. Il magnate vorrebbe aumentare le tasse solo sugli hedge funds di Wall Street. Propone inoltre una riduzione dei controlli governativi sulle imprese. Trump promette però di «riportare in America» le centinaia di migliaia di posti di lavoro che le aziende hanno trasferito all’estero.


CLINTON In qualità di candidato del partito attualmente al potere alla Casa Bianca, Clinton si trova nella posizione difficile di presentare se stessa come il candidato della continuità, differenziandosi però dalle ricette economiche più criticate di Barack Obama. L’ex first lady ha dettosi di volere «un’economia che funziona per tutti, non solo quelli in alto». Desidera dunque aumentare le tasse per chi guadagna 250mila dollari all’anno o più, per finanziare un aumento dello stipendio minimo orario fissato per legge oltre a programmi di spesa federali di aiuto agli studenti, ai disoccupati e ai lavoratori nel settore delle energie pulite. Sul fronte degli accordi commerciali, Clinton, che un tempo sosteneva l’accordo di libero scambio del Pacifico con le nazioni asiatiche, ora lo vorrebbe rinegoziare.

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