sabato 19 febbraio 2022
La Russia ha lanciato i missili balistici ipersonici Kinjal e missili da crociera ipersonici Zircon. Gli Usa: in caso di attacco, la Nato si rafforzerà nell’est dell’Europa
La vicepresidente Usa, Kamala Harris a Monaco

La vicepresidente Usa, Kamala Harris a Monaco - Ansa

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Mentre la diplomazia arranca senza riuscire a disinnescare la crisi, Vladimir Putin mostra i muscoli. E lo fa, lanciando i missili balistici ipersonici “Kinjal” e missili da crociera ipersonici “Zircon”, armi che lo stesso “zar” non ha esitato a definire recentemente «invincibili». Come ha precisato il ministero della Difesa russo, si è trattato di esercitazioni con testate tradizionali, ma che possono diventare anche nucleari, su larga scala delle forza «di deterrenza strategica» del Paese.
Un’esibizione di forza prontamente amplificata dalla televisione russa che ha mostrato le immagini del presidente russo seduto accanto al suo omologo bielorusso e alleato, Alexandr Lukashenko, che in un centro di controllo ascoltava quanto gli riferivano i suoi generali. E se il Cremlino ha minimizzato parlando di manovre che non «devono allarmare» l’Occidente e di un «addestramento abbastanza regolare», la tempistica dell’esercitazione è quantomeno inquietante.
Cadendo in un momento di tensione altissima, con lo spettro della guerra che minaccia in ogni momento di diventare tragica realtà. La situazione, sul fronte diplomatico, resta fluida e instabile, con la “guerra” delle accuse e delle provocazioni reciproche che continua ad “azzoppare” ogni tentativo negoziale. Per il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin le truppe russe al confine con l’Ucraina «sono pronte a colpire». L’enorme accumulo di forze aumenta il pericolo di «un incidente o di un errore». Tutto questo mentre i Paesi del G7 accusano la Russia di non aver diminuito la pressione militare al confine. Intervenendo alla Conferenza di sicurezza di Monaco – sul cui palco si sono alternati il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il premier britannico Boris Johnson e il capo di Stato ucraino, Volodymyr Zelensky mentre l’Italia era rappresentata dal ministro degli Esteri Luigi di Maio, assente la Russia –, la vicepresidente statunitense Kamala Harris ha ribadito che «se la Russia attaccherà l’Ucraina, la Nato si rafforzerà all’est dell’Europa». Non solo: in caso di guerra «gli Stati Uniti, insieme agli alleati, imporranno alla Russia costi economici significativi e senza precedenti». Mentre il ministra degli Esteri britannico, Liz Truss “anticipa” che «il peggiore scenario della crisi può già avvenire la settimana prossima».
Il pressing del presidente ucraino Zelensky, che chiede «un calendario chiaro e realizzabile per l’adesione di Kiev alla Nato», imbarazza i mediatori. Il fronte occidentale mostra poi qualche incrinatura. Con Berlino che lancia una stoccata all’indirizzo di Washington. «In situazioni di crisi, la cosa peggiore è presumere o cercare di indovinare cosa accadrà», ha detto dopo un incontro con i colleghi del G7 la ministra degli Esteri, Annalena Baerbock. Un’allusione, neanche tanto velata, alle reiterate «preoccupazioni» del presidente Usa, Joe Biden. Una cosa però accomuna tutti i Paesi in prima linea: l’invito ad abbandonare l’Ucraina. Ieri la richiesta ai rispettivi connazionali è partita tanto da Parigi che da Berlino. La tedesca Lufthansa e la svizzera Swiss hanno deciso di sospendere i voli. Da parte sua l’ambasciatore di Kiev a Roma, Yaroslav Melnyk ha ringraziato «il presidente del Consiglio Mario Draghi per aver accettato la richiesta di mediazione per consentire un incontro tra i presidenti ucraino e russo perché crediamo nel dialogo diplomatico come l’unica soluzione».

Un gruppo di soldati di Kiev

Un gruppo di soldati di Kiev - Ansa

Il caos regna anche sul “terreno”. Almeno 10mila persone, provenienti dalle repubbliche filorusse di Donetsk e Lugansk, avrebbero già attraversato il confine russo. Le stesse autorità delle repubbliche separatiste hanno organizzato, in particolare, la partenza di donne, bambini e anziani. Un’emergenza nell’emergenza: non si sa dove “collocare” i profughi. Ma non basta: i leader delle due repubbliche hanno proclamato la «mobilitazione generale». Kiev ha poi denunciato che i separatisti avrebbero commesso 37 violazioni del cessate il fuoco lungo la cosiddetta linea di contatto; e in 35 episodi hanno utilizzato armi vietate dagli accordi di Minsk. Due i soldati di Kiev uccisi dal fuoco dei separatisti filorussi.

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