sabato 3 dicembre 2011
Oggi si vota per il rinnovo della Duma Elezioni politiche dal risultato scontato fino a poche settimane fa, mentre gli ultimi sondaggi danno allo zar una perdita di consensi.
Non funziona più il baratto «benessere-diritti civili» di Fulvio Scaglione
COMMENTA E CONDIVIDI

Fino a poche settimane fa le elezioni politiche russe di domenica sembravano uno degli eventi più scontati e meno eccitanti. Ma in pochi giorni le cose sono cambiate profondamente, Le prospettive per il partito Russia Unita (RU), guidato dal premier Vladimir Putin, per la prima volta da molti anni, non sono di un trionfo: RU rischia di perdere il controllo assoluto della Duma, la "camera dei deputati". I sondaggi infatti prevedono che solo il 40%, al massimo poco più del 50%, degli elettori voterà per il "partito del potere". Ciò significa che RU non avrà più l’attuale maggioranza "costituzionale" di due terzi e, quindi, il dominio incontrastato sulla vita politica del Paese.

Alla vigilia del voto il presidente in carica Dmitrij Medvedev in un appello al «concittadini, compatrioti e amici», ha esortato a fare «la cosa giusta e importante»: andare ai seggi. Dopo aver affermato che «le elezioni sono una delle più alte manifestazioni della democrazia», ha invitato a fare «la scelta giusta». «Votate coloro che, secondo la vostra opinione, difenderanno i vostri interessi, per coloro che si intendono di economia, che hanno esperienza nel superamento delle situazioni di crisi, che sono capaci di difendere la nostra patria, di conservarla per i nostri figli, per coloro che vi capiscono bene e che vi dicono la verità». Insomma, pare di capire, per Russia Unita. Ma, in controcanto, il partito Russia Giusta ha esposto a Mosca un cartellone in cui si invita a non votare per RU, «il partito dei mascalzoni e dei ladri»: un’allusione più che esplicita all’intricato sistema di corruzione che caratterizza la forza egemone. Per la prima volta nella storia della Russia post-sovietica, alle elezioni sono stati ammessi tutti e sette i partiti registrati: quelli rappresentati alla Duma, Russia Unita, comunisti, liberal-democratici (nazionalisti) e Russia Giusta, ma anche quelli non rappresentati: Jabloko, Giusta Causa e Patrioti della Russia.  Uno degli slogan di RU è stato: «Il futuro è nostro». Ma quale futuro? Per quanto riguarda la politica estera il programma è già stato annunciato e definito. Sarà una politica "muscolare", se i rapporti politici lo consentiranno. Il presidente in carica Dmitrij Medvedev ha già iniziato con gli Usa una polemica sullo "scudo" antimissilistico in Europa, minacciando di contrastarlo con i missili Iskander nella zona di Kaliningrad. Anzi, ha già inaugurato un radar che farà parte di questo sistema. Putin ha pensato alla teoria, scrivendo per le Izvestija un articolo in cui si ripescano i fantasmi di un’«unione eurasiatica» che dovrebbe essere una versione leggera della defunta Urss. Ed ha già ottenuto l’appoggio dei presidenti bielorusso e kazakho, Aleksandr Lukashenko e Nursultan Nazarbayev.

Dopo la designazione di Putin a candidato presidente da parte di RU, Medvedev ha formulato, brevemente, ma con decisione, il contenuto di questo programma, parlando della «creazione di una nuova Unione sulla base delle Repubbliche post-sovietiche». «Noi – ha aggiunto – siamo una nazione abituata ad agire alla grande, lo abbiamo nel sangue. Enormi territori, grandi vittorie: tutto ciò è nostro. I cittadini russi oggi credono nella missione storica della Russia. Perciò noi lavoriamo costantemente all’estensione dello spazio economico e culturale che si è fortemente ridotto dopo lo sfaldamento dell’Urss. E voi sapete che ce la faremo». Nelle parole di Putin e Medvedev si sente l’eco delle tesi sulla supremazia della Russia esposte nel XIX secolo dallo slavofilo Nikolaj Danilevskij, autore del libro La Russia e l’Europa.Intanto, le opposizioni e i media più audaci segnalano vari episodi di censura, pressioni ed aggressioni. I comunisti hanno denunciato che la commissione elettorale di Nizhnij Novgorod ha vietato loro la diffusione di una serie di vignette su Putin e che tre attivisti del partito sono stati picchiati a Perm (regione degli Urali) da sette uomini armati di spranghe e manganelli. La radio Ekho Moskvy, uno dei pochi media realmente indipendenti, ha reso noto di aver ricevuto dal servizio per il controllo delle attività dei mass-media il divieto di trasmettere uno spot del partito di opposizione, non registrato, Parnas (sigla di Partija Narodnoj Svobody, Partito della Libertà Popolare). Le autorità, in precedenza, avevano negato la registrazione a Parnas, guidato dall’ex premier Mikhail Kasjanov. I deputati dei partiti presenti in Parlamento, esclusi i comunisti, hanno chiesto invece di verificare la legittimità dell’attività di Golos (La Voce, o anche Il voto), diretta da Grigorij Melkonjants, l’unica Ong russa indipendente che monitora le votazioni, accusandola di percepire fondi dall’estero. Golos ha denunciato anche una provocazione, in perfetto stile del non del tutto defunto Kgb, da parte di giornalisti della televisione Ntv che avrebbero avvicinato gli attivisti dell’Ong chiedendo loro se sono pagati dalla Cia. Dopo ciò la procura di Mosca ha aperto un’inchiesta contro Golos che da agosto ha registrato e denunciato via web 4.500 casi di violazioni alla legge elettorale, in maggioranza commesse da RU.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: