giovedì 8 dicembre 2022
Mohsen Shekari è stato arrestato durante le proteste. Le autorità di Teheran: «Ha confessato»
Eseguita la prima condanna a morte di un manifestante

Twitter

COMMENTA E CONDIVIDI

C’è voluto solo un mese per concretizzare l'invito, fatto il 6 novembre da 227 deputati iraniani alle autorità giudiziarie, di applicare la pena capitale contro i manifestanti. L'agenzia di stampa Mizan (Bilancia, ndr), legata alla magistratura, ha annunciato che il 23enne Mohsen Shekari è stato impiccato ieri all’alba. Si tratta della prima esecuzione di un manifestante dall'inizio delle proteste, scattate a metà settembre dopo la morte, in custodia della polizia morale, di Mahsa Amini. Shekari, che lavorava in un caffè ed era appassionato di videogiochi, era stato arrestato il 25 settembre ed è stato giudicato il 10 novembre con l'accusa di «moharebeh», che in farsi significa «guerra contro Dio», per aver bloccato una strada «con l'intento di creare terrore e uccidere » e aver ferito «intenzionalmente», con un'arma da taglio, un membro della forza paramilitare dei Basij, mentre era in servizio. Secondo la magistratura, l'imputato avrebbe confessato e la sentenza era stata confermata dalla Corte Suprema.

La notizia arriva mentre altri detenuti rischiano il patibolo per il loro coinvolgimento nelle proteste, diventate una delle sfide più serie alla teocrazia iraniana sin dalla rivoluzione islamica del 1979. Dopo le oltre 448 persone uccise in strada, il rischio è che molte altre vengano uccise dal boia. Tra gli oltre 18mila manifestanti arrestati, infatti, sono almeno altre 11 le pene capitali già comminate dai tribunali. Ieri è stato un susseguirsi di condanne da parte delle cancellerie occidentali (Meloni ha espresso l’ «indignazione» dell’Italia), mentre Mahmud Amiry-Moghaddam, il direttore di Iran Human Rights, ha sollecitato a «rispondere con forza, con misure concrete a livello internazionale, altrimenti dovremo affrontare esecuzioni quotidiane». L'Ong afferma che «altri due giovani manifestanti – Saman Seydi e Mohammad Boroghani – sono stati portati in isolamento», una misura che di solito preannuncia l'impiccagione, mentre il portavoce di Amnesty International in Italia avverte che «una trentina» rischiano attulmente il boia. Hossein Ronaghi, uno degli oppositori recentemente scarcerato, ha invitato su Twitter a «chiudere un occhio sulle esecuzion»i. L'uccisione di «qualsiasi manifestante avrà gravi conseguenze», ha detto ancora Ronaghi considerando l'esecuzione di Shekari come «una ferita inflitta a tutti i manifestanti in Iran».

Il ricorso del regime alla pena capitale può essere letto come un segno di debolezza, più che di fermezza. Fonti diplomatiche occidentali hanno riferito a Iran International che Teheran ha avviato trattative con i suoi alleati venezuelani per organizzare l'asilo per i funzionari del regime e le loro famiglie nel caso in cui la situazione si aggravasse e aumentando la possibilità di un cambio di regime. Quattro alti funzionari iraniani, si legge, si sono recati in Venezuela a metà ottobre per assicurarsi che il governo di Maduro conceda asilo agli alti funzionari del regime e alle loro famiglie in caso di uno «sfortunato incidente».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: