sabato 24 agosto 2013
L'Onu denuncia: a quota un milione i bambini siriani profughi nei Paesi vicini, 7mila quelli uccisi in due anni di conflitto. Le famiglie sfollate vivono nella miseria totale. Spesso affidano le figlie a un'agenzia per matrimoni combinati. L'appuntamento costa 70 dollari e le “nozze” durano una settimana. (Susan Dabbous)
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Provano a vendere rose, biglietti della lotteria o gomme da masticare. Se non ci riescono mendicano. Se non ottengono nulla neanche in questo modo si prostituiscono. «Sono di Aleppo, dammi qualcosa per mangiare, che Dio di benedica». Dicono così, tutti, indipendentemente dal vero luogo d’origine. Sono i bambini siriani di Hamra street, il trafficato viale commerciale di Beirut. Sono soli, sporchi, denutriti e in pochi hanno le mamme che li attendono in qualche angolo della strada, o sotto il ponte della stazione degli autobus, a Cola o a Chalrles Helu. Si vendono per cinque o dieci euro, 10 o 20mila lire libanesi, il corrispettivo di qualche bottiglia d’acqua e un paio di panini. Si propongono agli automobilisti, uomini, bussando ai vetri delle macchine: «Se vuoi salgo e ti do un bacio», dicono facendo un piccolo inchino. Sono tanti anche sulla strada principale che costeggia il lungomare di Beirut, la Corniche. Nonostante il fenomeno consistente, però, questi bimbi non li censisce nessuno. Non sono dentro quella soglia del milione di piccoli profughi siriani denunciata ieri dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Acnur), e non rientrano neanche nei programmi di aiuto delle grandi Ong internazionali che su Hamra street hanno le loro prestigiose sedi. In base ai dati forniti dall’agenzia Onu, i bambini costituiscono la metà dei due milioni di profughi provocati dal conflitto in Siria. Una guerra che ha prodotto quattro milioni di sfollati interni, di cui la metà sono minori e oltre 100.000 vittime, tra queste 7.000 sono bambini. Ecco perché per sopravvivere è meglio fuggire, magari in Libano, Giordania, Turchia, Iraq, Egitto e chi può affronta il mare per raggiungere un sogno chiamato Europa. I bambini siriani sono tantissimi: questo è infatti un Paese con una popolazione giovane e un tasso di fertilità molto alto. Così si capisce come mai più del 70 per cento dei bimbi registrati dall’Onu (esattamente 740mila) ha meno di 11 anni. La maggior parte dei piccoli si trova in Libano dove non sono stati autorizzati i campi profughi e parallelamente all’aiuto delle Ong si insinuano con troppa facilità finte organizzazioni caritatevoli con scopi politici, guerrafondai o lucrativi. Cosa che però accade anche negli scenari organizzati in modo più efficiente, come nel campo di Zaatari in Giordania, che accoglie oltre 120.000 profughi. Freddissimo d’inverno e caldo infernale d’estate, l’agglomerato sorge in una delle zone desertiche più inospitali del Medio Oriente. L’Acnur registra i profughi, fornisce loro servizi di base. Cibo, cure mediche primarie, vaccini, ostetricia per le tante gestanti. Ma per il resto la gente vive tra miseria e disoccupazione. Le famiglie si arrangiano come possono e le figlie adolescenti sono i primi “pesi” di cui ci si prova a liberare. Magari affidandole a un’agenzia matrimoniale che arrangia unioni “benedette da imam locali” con uomini stranieri. E guai a chiamarla prostituzione, perché il tutto avviene alla luce del sole, come ha affermato spesso Zayed Hamad, il direttore dell’associazione islamica Kitab al-Sunna che, tra le tante attività caritatevoli, organizza anche i matrimoni. Il sitema è semplicissimo e a innescarlo sono stati i molti predicatori televisivi che hanno esortato i buoni musulmani facoltosi ad aiutare le donne siriane, soprattutto le vedove dei combattenti. Poi però, invece di sposare una vedova, con tanto di prole, gli uomini (per lo più sauditi) chiamano la Kitab al-Sunna in cerca di minorenni, ovviamente vergini, possibilmente con la carnagione chiara e gli occhi azzurri. L’appuntamento costa 70 dollari, se il matrimonio viene contratto l’associazione ne prende 300. Le famiglie numerose chiedono in cambio cifre che vanno dai due ai tremila dollari. Spesso i matrimoni tra la quindicenne e il sessantenne si riducono a una settimana in albergo consumata nella stessa Amman, da cui il marito di turno se ne torna direttamente a casa senza la nuova moglie. Con la stessa rapidità con cui la sposa, infatti, il “generoso signore” ottiene il divorzio.
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