lunedì 18 febbraio 2019
Prima scissione provocata dal recesso britannico dall'Unione. Fondato un gruppo indipendente laburista ma si possono iscrivere anche parlamentari conservatori
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Potrebbe essere la prima di molte scissioni perchè la Brexit, ormai lontana soltanto 39 giorni, divide profondamente, oltre che la Gran Bretagna, anche I due più importanti partiti, Tories e Labour. Per ora ad essersene andati dalla formazione all’opposizione, guidata dal leader di estrema sinistra Jeremy Corbyn sono sette deputati. In rotta con il loro capo sia perché non si è battuto a sufficienza per mantenere il Regno Unito nell’Unione sia perché non ha combattuto l’antisemitismo endemico nel partito.

I sette, Chris Leslie, Luciana Berger, Angela Smith, Gavin Shuker, Chuka Umunna, Mike Gapes and Ann Coffey che chiedono un secondo referendum, hanno fondato un “gruppo indipendente”, “The Independent Group” al quale possono unirsi anche deputati conservatori o di altre formazioni. Le parole che usano annunciando la scissione sono durissime. “Il nostro partito”, hanno dichiarato, “è stato sequestrato dalla macchina politica dell’estrema sinistra”.

Il Labour è profondamente diviso

Hanno anche parlato di “tradimento” rispetto a Brexit. Anche se l’ammutinamento è per ora limitato, il Labour è profondamente diviso tra un leader dalle politiche estreme che vanno dalla rinazionalizzazione di ferrovie e sistema sanitario a un disarmo nucleare unilaterale combinato a un non interventismo negli affari degli altri paesi, e parlamentari moderati che provengono dal new Labour di Tony Blair. Per il leader laburista si tratta di un brutto colpo perché, se il partito si divide, una sconfitta alle elezioni generali è inevitabile.

Corbyn ha espresso la sua delusione dicendo che “le politiche laburiste hanno ispirato milioni alle ultime elezioni” quando il suo partito ha visto la vittoria più importante dal 1945 conquistando 262 seggi. Il ministro delle finanze e del Tesoro ombra, John McDonnell, ha invitato I sette parlamentari ribelli a dimettersi e cercare di riconquistare I loro seggi durante elezioni supplettive.

Anche i Tories rischiano la scissione

Anche nel partito conservatore esistono profonde divisioni su quel recesso dall’Unione Europea che è il cambiamento più radicale della posizione geopolitica della Gran Bretagna degli ultimi quarant’anni come ha dimostrato il voto della scorsa settimana quando i deputati euroscettici hanno votato contro il governo. Una ribellione che, per ora non ha portato a secessioni formali.

Certo il nuovo “Independent Group” rappresenterà una tentazione fortissima anche per i deputati conservatori che si battono per un secondo referendum.“Siamo convinti che l’intero sistema politico è a pezzi che sappiamo che ci sono molti che si faranno avanti, si uniranno a noi e ci aiuteranno a costruire un nuovo movimento politico”, ha dichiarato la collega Angela Smith, una dei sette laburisti ribelli.

Importantissimo motivo della secessione anche l’incapacità di Corbyn, sostenitore dei diritti dei palestinesi, molto critico del governo israeliano, di estirpare l’antisemitismo endemico del suo partito anche se il leader nega questa accusa. Luciana Berger, ebrea, una dei sette ribelli, che è stata minacciata di morte e insultata perché ebrea da più di un aggressore finito poi in prigione, ha dichiarato che il Labour, ormai, “è istituzionalmente antisemita”.

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