sabato 8 gennaio 2022
A Darzava continua il flusso di turisti. Il cratere venne scavato dai geologi sovietici nel 1971 alla ricerca di metano: da allora continua a bruciare. Si sarebbe dovuto spegnere in pochi giorni
La “Porta dell'Inferno” di Darvaza

La “Porta dell'Inferno” di Darvaza - Web

COMMENTA E CONDIVIDI

Il presidente turkmeno, Gurbanguly Berdimukhamedov, ha ordinato al governo di spegnere la "Porta dell'Inferno" di Darvaza, un cratere gassoso in fiamme da 50 anni diventato un'importante attrazione turistica. Berdimukhamedov ha chiesto all'esecutivo di trovare una soluzione affermando che il fuoco ha causato lo spreco di un'enorme quantità di gas e ha danneggiato l'ambiente e la salute delle comunità limitrofe. Il cratere è situato 260 chilometri a Nord della capitale Ashgabat, nel deserto del Karakum. Ad aprirlo furono i geologi sovietici che, alla ricerca di idrocarburi, nel 1971 perforarono una sacca di gas naturale. Il successivo crollo del terreno lasciò spazio a un cratere largo 60 metri e profondo 20 metri. Per evitare che il metano finisse nell'atmosfera e avvelenasse l'aria, gli scienziati decisero di incendiarlo. La previsione era che il rogo si spegnesse in pochi giorni ma le fiamme non hanno mai smesso di divampare, seppure con minore intensità rispetto al passato. Da allora migliaia di turisti ogni anno visitano il Turkmenistan per godersi una vista unica al mondo.
Non è la prima volta che Berdimukhamedov chiede lo spegnimento del cratere. Il presidente turkmeno aveva già emesso un ordine analogo nel 2013 ma le autorità non riuscirono a trovare una maniera per porre fine al suggestivo fenomeno.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: