mercoledì 19 giugno 2019
L'ex presidente della UEFA è stato interrogato nell'ambito delle indagini sulla scelta del Qatar come paese ospitante dei Mondiali del 2022
Michel Platini (Ansa)

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E' stato rilasciato Michel Platini, fermato ieri in Francia per essere interrogato in relazione all'inchiesta su presunti atti di corruzione nelle procedure d'assegnazione dei Mondiali del 2022 al Qatar. Lo riporta France Football, citando l'entourage dell'ex presidente Uefa. "Non è più in stato di fermo: è stato alzato un polverone per niente", ha dichiarato ai media il suo avvocato William Bourdon all'uscita dalla sede dell'Ufficio centrale dell'anticorruzione a Nanterre. Rilasciata poco prima anche Sophie Dion, l'ex consigliera per lo Sport dell'Eliseo anch'ella fermata e interrogata sempre ieri nell'ambito della stessa inchiesta.


La vicenda

L’ombra di un sistema tentacolare di corruzione si allunga sulla già tanto controversa attribuzione al Qatar dei mondiali di calcio del 2022. Ad arroventare il caso è un’inchiesta condotta dai magistrati finanziari francesi, pronti ieri a porre in stato di custodia Michel Platini in un commissariato di Nanterre, periferia parigina, interrogato nelle vesti di ex presidente della Uefa. Su di lui, pesa il sospetto di «corruzione attiva e passiva», ma quello dell’ex campionissimo della Juventus non è l’unico nome di spicco al centro delle indagini.

I proiettori sono puntati su un pranzo all’Eliseo risalente al 23 novembre 2010, quando l’inquilino era un certo Nicolas Sarkozy. A tavola con il leader neogollista, quel giorno, oltre a Platini, pure due figure di spicco del Qatar, Tamim Ben Hamad al-Thani, pronto a divenire emiro qatariota, e Hamad Ben Jassem, che cumulava all’epoca i ruoli di premier e capo della diplomazia.

Un pranzo pregno di fosche conseguenze, secondo la principale ipotesi al vaglio degli inquirenti: quella di un patto segreto a cavallo fra politica, sport ed economia, annaffiato dai petrodollari del Golfo. Da un parte, l’appoggio dell’allora influente Platini e della Francia alla candidatura dal Qatar, poco “appetibile” per un veneto del genere, per organizzare i mondiali. Dall’altra, una campagna di futuri ingenti investimenti qatarioti in Francia, a cominciare dal settore sportivo. Quello in effetti in cui l’emirato si è in seguito molto illustrato, acquisendo in particolare il Paris-Saint-Germain, l’emblematico club della capitale francese. L’operazione, condotta dal fondo sovrano Qatar sports investments (Qsi), per un ammontare di 76 milioni di euro versati in unica rata, è del giugno 2011, solo 8 mesi dopo il pranzo sospetto all’Eliseo.

Ieri, si è ritrovata in custodia per essere interrogata pure Sophie Dion, collaboratrice di Sarkozy all’Eliseo, come consigliere presidenziale sulle questioni sportive. Sotto torchio nelle stesse ore pure Claude Guéant, ex segretario generale dell’Eliseo ed ex ministro dell’Interno, ascoltato dai giudici come “sospetto” a piede libero. Secondo la stampa francese, erano anch’essi registrati al pranzo.

Nel quadro dell’inchiesta, aperta nel 2016, Platini era già stato ascoltato dai magistrati nel dicembre 2017, ma come semplice testimone. L’ex capo della Fifa ha riconosciuto da tempo di aver votato per il Qatar il 2 dicembre 2010, in occasione dello scrutinio giunto solo una decina di giorni dopo il pranzo all’Eliseo. I magistrati vogliono confrontare le diverse versioni su quanto si disse, in forma esplicita o allusiva, anche perché sarebbero già emersi dettagli divergenti. L’ex calciatore mise al corrente dell’incontro anche Sepp Blatter, l’ex capo della Fifa al centro degli scandali finanziari che hanno appannato i vertici calcistici mondiali. Lo stesso Blatter ha sostenuto ieri la versione di un’esplicita richiesta di Sarkozy a Platini per favorire il Qatar.

Ci fu collusione e corruzione fra politica, sport e affari? Alla luce di quest’ipotesi, tante altre coincidenze prendono oggi una risonanza sospetta. Come l’identità dell’ex rappresentante in Francia del fondo americano Colony capital, il proprietario del Paris-Saint-Germain che ha ceduto il club ai qatarioti. Si tratta di un intimo amico di Sarkozy, Sébastien Bazin, oggi alla testa della multinazionale Accor, nel settore degli hotel. Nel 2017, l’uomo d’affari aveva chiamato l’ex presidente a raggiungere il consiglio d’amministrazione di Accor, mentre risale allo scorso febbraio la scelta del gruppo di sponsorizzare il Paris-Saint-Germain per tre anni, per un ammontare di oltre cinquanta milioni a stagione. Analoghe coincidenze sospette, nella possibile scia del pranzo del 2010, chiamano in causa pure i legami fra Sarkozy e diversi altri investitori qatarioti di spicco.

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