venerdì 17 gennaio 2014
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Nirbhaya è morta il 22 dicembre scorso a New Delhi in seguito a una brutale violenza sessuale. E Nirbhaya è il nome di una pistola destinata alle donne per la propria difesa personale, lanciata sul mercato tra mille polemiche dalla Indian Ordnance Factory, di proprietà statale.

La pistola a sei colpi arriva sul mercato corredata da un elegante cofanetto rosso, è leggera (appena 500 grammi) e maneggevole, sta in borsetta e può colpire un bersaglio fino a 15 metri. Costosa, però: il prezzo base è 122mila rupie (circa 1.500 euro) in un Paese in cui il reddito medio procapite è 45 dollari al mese. Dunque, una "difesa" per pochissime, mentre invece il fenomeno della violenza ai danni delle donne è una sorta di epidemia: ne viene commessa una ogni 22 minuti e non risparmia nemmeno le turiste straniere. La scelta di chiamare la calibro 32 Nirbheek (un sinonimo di Nirbhaya) comprensibilmente non è piaciuta a moltissimi osservatori. A parte la dubbia scelta di marketing, il fatto è che la Indian Ordnance Factory è di proprietà statale, e questo fa sorgere alcune domande. Il governo ritiene giusto o inevitabile che le donne, per proteggersi, debbano impugnare un'arma? O piuttosto non si dovrebbe rafforzare la vigilanza e la repressione? E, ancora, non sarebbe preferibile una vasta campagna di educazione al rispetto delle donne, anziché lasciare alle stesse potenziali vittime il compito di tutelarsi, per giunta rispondendo con la violenza a una aggressione?

Non a caso Bina Lakshmi Nepram, fondatrice della rete di donne sopravvissute alla violenza, dice di essere "scioccata e arrabbiata: è ridicolo che lo Stati parli di armare le donne".Insomma, la "pistola per donne" chiamata come una defunta studentessa 23enne non sembra altro che una trovata degli uffici vendite per cercare una nuova fetta di mercato. Ma di certo non risolverà affatto l'orribile piaga degli stupri in India.

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