giovedì 8 ottobre 2015
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Sull’ipotesi di partecipazione dei Tornado italiani alle missioni d’attacco delle postazioni dell’Is in Iraq il dado, direbbe Giulio Cesare, non è ancora tratto. «Non c’è un orientamento, altrimenti sarebbe stato comunicato al Parlamento. Stiamo valutando con attenzione», ribadisce il ministro della Difesa Roberta Pinotti, spiegando che il governo guidato da Matteo Renzi «sta valutando eventuali nuove necessità che possano arrivare dalla coalizione o dall’esecutivo iracheno» e «nessuna decisione sarà presa» senza il coinvolgimento delle Camere. Per il ministro «non ci deve esser alcun retropensiero» su collegamenti tra un possibile maggior impegno in Iraq ed una leadership italiana in un’eventuale missione in Libia: «Le due cose non sono connesse. Il governo finora ha solo deciso di far parte di una coalizione di alleati per contrastare in maniera forte l’Is».  Pinotti parla accanto al segretario Usa alla Difesa Ashton Carter, in una conferenza stampa congiunta seguita ai colloqui fra i due, iniziati martedì nella base aerea di Sigonella e proseguiti ieri a Roma, dove Carter ha avuto inoltre un incontro al Quirinale col presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Sulla questione Tornado, sostengono alcune fonti, non ci sarebbe un forte pressing di Washington, forse anche perché l’impiego nei bombardamenti dei 4 jet italiani non cambierebbe molto nel dispiegamento di forze. E lo stand by italiano è confermato anche dal ministro dell’Interno Angelino Alfano. «I raid aerei in Iraq? Un’ipotesi da valutare, sulla quale si discute con gli alleati. Ci sarà un passaggio in Parlamento per garantire trasparenza». Quanto all’incontro con Carter, Pinotti rammenta che «la visita era programmata da tempo. Sono felice che sia durata due giorni, abbiamo avuto modo di parlare di Libia, lotta all’Is, impegno in Iraq e Libano, riscontrando una piena identità di visione».  Il focus dei colloqui, prosegue la titolare della Difesa, «è stato il Mediterraneo. Abbiamo fatto una analisi approfondita delle operazioni Mare sicuro e EuNavForMed e in entrambe è stato riconosciuto il ruolo di leader dell’Italia». Dal canto suo, Ash Carter (noto al Pentagono come nemico delle perifrasi burocratiche) esterna schiettamente il punto di vista degli Usa sull’ingarbugliata situazione in Siria dopo l’entrata in azione delle forze di Mosca: «Finora non c’è stata alcuna richiesta formale di collaborazione da parte del governo russo», fa sapere, e la Russia «continua a perseguire una strategia «tragicamente sbagliata», colpendo non solo obiettivi dell’Is: «È un errore e noi non intendiamo cooperare fin quando continueranno a colpire tali obiettivi». Tuttavia, il segretario alla Difesa lascia aperta una finestrella di collaborazione: «Verrà tenuto un canale aperto per la sicurezza dei piloti ». Sul rebus siriano, pure Pinotti effettua un distinguo: «In Iraq c’è un governo che ha chiesto un intervento. Auguriamo che in Siria si possa arrivare a una transizione politica, in quel caso valuteremmo. Ad oggi la decisione dell’Italia rimane di partecipare alla coalizione anti Is solo in Iraq». Una posizione confermata dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, a Tangeri per un vertice sul dialogo nel Mediterraneo: «Se il coinvolgimento della Russia porta a una escalation militare o all’illusione di difendere militarmente Bashar al-Assad, finirà per essere controproducente». Secondo Gentiloni, Mosca dovrebbe «esercitare la propria influenza per spingere alla transizione» e «all’uscita graduale del dittatore».  Nei colloqui bilaterali Pinotti-Carter si è discusso anche dell’Afghanistan (dove l’Italia è ancora presente, con 700 militari a Herat e 50 a Kabul). Entrambi hanno sottolineato l’importanza di non disperdere le risorse finora impiegate nel teatro afghano. «La situazione si sta valutando sul terreno» osserva Pinotti, che oggi sarà presente alla riunione Nato convocata a Bruxelles per ragionare su un prolungamento dell’impegno, che gli Usa intendono mantenere: «In seno alla Nato – conclude Carter –, prenderemo gli impegni necessari per garantire la nostra presenza continua».
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